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Il culo di Berlusconi

Benedetti siano quei 24.000 voti. Quei pochi, benedetti voti che consentirono a Romano Prodi di vincere le elezioni politiche del 2006. Un’inezia, uno zerovirgolazero qualcosa. Ma sufficienti a una coalizione sgangherata a sconfiggere una ancora più sgangherata. Perché questo è il punto: la vittoria di misura di Prodi e il breve governo che ne è seguito hanno mostrato la totale incapacità della sinistra di governare, l’inesistenza di un collante ideologico al di fuori dell’antiberlusconismo e la fine di un sistema partitico ancorato a dogmi ormai vecchi. A Berlusconi, invece, la sconfitta ha fatto bene: se avesse vinto avrebbe governato ancora con il vecchio e ormai logoro schema della Casa della Libertà e, probabilmente, avrebbe rischiato una fine non dissimile da quella del governo Prodi. E forse non ci sarebbe stata la spinta per la creazione del Popolo della Libertà. L’anno e mezzo di governo Prodi ha fatto bene a Berlusconi. Gli ha permesso di ritornare come salvatore, ha determinato una forte diffidenza verso la sinistra e ha creato le premesse per la leadership debole di Veltroni. Così riconquistare il Friuli, l’Abruzzo, la Sardegna, il Governo e riuscire nell’impresa di vincere a Roma è diventato facile facile. Come ama dire Berlusconi, da un male può nascere un bene. Soprattutto quando si ha culo, aggiungerei.

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