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Genova, parla Ivan: “Scusate, ero ubriaco”

“Sono un nazionalista come tutti i serbi, ma non sono una tigre di Arkan”. Dal carcere femminile di Pontedecimo, Ivan Bogdanov, l’ultrà di Italia-Serbia, ribadisce di non aver nulla contro il nostro Paese: “Volevo contestare solo la mia Nazionale, ma ho esagerato: avevo bevuto troppo”. Venerdì Bogdanov e il suo legale incontreranno il giudice per il processo e cercheranno di patteggiare a 2 anni, periodo dopo cui sarà possibile l’espulsione.
Nessun rapporto, quindi, con le tigri di Arkan che, invece, sulle pagine de “La Gazzetta dello Sport”, contribuiscono a spargere ulteriore benzina sul fuoco: “Fossimo stati più numerosi, avremmo picchiato i vostri poliziotti. Un italiano ha tirato fuori una bandiera dell’Albania e una dell’Italia: i serbi si sono arrabbiati e un capo ha bruciato quella dell’Albania”. E ancora: “Non siamo nazisti, siamo nazionalisti. Abbiamo comprato i razzi di segnalazione in un negozio in Via Gramsci: a Belgrado non possiamo manifestare e così Genova era il palcoscenico adatto per far conoscere le nostre idee”. E al ritorno che succederà? “Ci saranno problemi sia per la vostra Nazionale, sia per i tifosi che la seguiranno”.
Soltanto nel momento del ritorno in patria, i tifosi serbi sono stati perquisiti e controllati minuziosamente. Dieci pullman sono rientrati nella notte, scortati dalla polizia croata fino alla frontiera tra Croazia e Serbia. Qui gli agenti hanno effettuato controlli a bordo e nei bagagli e perquisito gli ultras, molti dei quali sono stati accompagnati davanti al magistrato per essere interrogati su quella che, ormai è chiaro, era una protesta politica oltre che sportiva. Misure di sicurezza arrivate a posteriori, dopo che le autorità italiane si sono fatte cogliere impreparate da un evento non del tutto inaspettato. Al rientro, altri 19 serbi sono stati arrestati.

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