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Fini ripristina la certezza del diritto parlamentare

‹‹Signor Presidente, sono voluto intervenire anche per ringraziarla delle sue parole, visto che ieri non mi sono sentito garantito nella mia funzione di parlamentare e invece oggi ho ritrovato la certezza del diritto parlamentare››. Così il deputato Pdl Giorgio Stracquadanio ha commentato a caldo l’intervento in aula del presidente della Camera.
Gianfranco Fini ha effettivamente ripristinato la certezza del diritto parlamentare che era stato calpestato dall’atteggiamento fazioso del presidente di turno, la pidista Rosy Bindi.
Ma veniamo ai fatti: ieri la maggioranza “è andata sotto” alla Camera sul decreto legge sulla sospensione delle demolizioni in Campania. Nel tardo pomeriggio una pregiudiziale di costituzionalità dell’Idv è stata approvata con 249 sì e 231 no. A presiedere l’aula di Montecitorio, in quel momento, era il presidente del Pd, Rosy Bindi, che ha svolto in modo poco “onorevole” la votazione, senza permettere a tutti gli onorevoli di parteciparvi. Nonostante la richiesta avanzata dal Pdl per bocca del capogruppo, Fabrizio Cicchitto, di ripetere la votazione il voto sul dl demolizioni non è stato ripetuto.
Oggi il presidente della Camera ha autorevolmente stigmatizzato il comportamento di Bindi, riconducendo la vicenda – come giusto – alle norme di regolamento. Ha detto Fini: ‹‹Come i colleghi sanno, l’articolo 57, comma 1, del nostro Regolamento dice testualmente che quando si verifichino irregolarità il Presidente, apprezzate le circostanze, può annullare la votazione e disporre che sia immediatamente ripetuta. L’apprezzamento delle circostanze, compreso certamente il fatto che i deputati presenti in Aula possano effettivamente esercitare il loro diritto di voto, è rimesso quindi, e credo in modo inequivocabile, al Presidente di turno, che può, se lo ritiene, nell’immediato far ripetere la votazione. Come è noto, questo, nella seduta pomeridiana di ieri, non è accaduto. A mio modo di vedere, avendolo anche accertato personalmente attraverso i segretari di Presidenza, l’effettivo andamento della seduta di ieri – a sottolineato Fini – determinava una condizione per la quale sarebbe stato lecito avvalersi della potestà, apprezzate le circostanze, di disporre l’immediata ripetizione del voto. Ciò, come è noto, non è accaduto››.
Fini ha quindi spiegato che, secondo regolamento, sarebbe stato lecito ripetere la votazione solo ieri, su iniziativa del presidente di turno, ergo, Rosy Bindi. E così la Camera – per il comportamento partigiano di un esponente dell’opposizione che ha tradito il ruolo super partes che era in quel momento chiamato a svolgere – ha di fatto affossato il decreto, già passato in Senato, che aveva sospeso fino a giugno 2011 le demolizioni di edifici abusivi disposti dall’autorità giudiziaria in Campania.
La Bindi si difende, e con lei fa quadrato l’opposizione, asserendo che la votazione è rimasta aperta più del solito, “quasi un minuto”, ma di fatto erano più di quaranta i parlamentari che in quei secondi decisivi si stavano recando al proprio banco per votare. Senza contare chi, come la deputata Gabriella Carlucci, ha lamentato il non funzionamento del proprio pulsante. Un’irregolarità voluta e consapevole quella della Bindi, secondo il deputato del Pdl Giorgio Stracquadanio, per il quale non ci sarebbero dubbi: “non solo il presidente del Pd ha violato le regole, decantate fino a poco prima, ma le ha messe da parte nel momento in cui ha avuto “la possibilità di arrecare un colpo basso e sleale al governo e alla maggioranza”.
“Quasi quaranta deputati di maggioranza – ha aggiunto Stracquadanio – stavano raggiungendo i loro banchi per esercitare il loro voto e l’onorevole Bindi li ha distintamente visti. E prima che essi potessero giungere al banco e votare, ha dichiarato chiusa la votazione ben sapendo di alterarne il risultato e di consegnare al proprio schieramento parlamentare una ‘vittoria’ che tanto ricorda il successo elettorale dell’Unione di Prodi nel 2006. Quella fu la notte dei brogli e degli imbrogli”. “Urgono dimissioni” aveva concluso sempre ieri il parlamentare del Pdl dopo la ricostruzione della vicenda.
Anche il vicepresidente del Pdl alla Camera, Maurizio Lupi, non ha risparmiato le critiche sulle modalità di voto dichiarando che “su questo voto c’è in gioco la democrazia del Paese, la rappresentatività del Parlamento e la prerogativa dei deputati”.
Oggi il presidente della Camera ha svolto il proprio ruolo in modo ineccepibile. Spiace constatare, invece, che chi è venuto meno alle proprie prerogative istituzionali e ha la frequente abitudine di chiedere le dimissioni altrui, come Rosaria Bindi, manchi di questo coraggio e di questa coerenza (Il Predellino del 9 giugno 2010).

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