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Federalismo fiscale per uscire dalla crisi

Al convegno “Lezioni per il futuro e le idee per battere la crisi” presentato da Il Sole 24 ore presso la Bocconi, l’ateneo italiano di economia per antonomasia, non poteva che mancare lui, Giulio Tremonti, il ministro dell’Economia definito il più colto d’Europa.
Grazie a una strategia di gestione della crisi comune a livello europeo, che ha portato all’innescarsi di “un meccanismo di governance mondiale in cui l’Europa adesso si presenta in modo più unito di quanto lo sarebbe stato se la crisi non si fosse verificata, è stata evitata la catastrofe”
La crisi non è finita, ma sono stati scongiurati gli effetti catastrofici previsti in autunno come pari a quelli di una guerra senza essere combattuta e, così come l’entrata, anche l’exit strategy dalla crisi sarà comune e coordinata a livello europeo.

Nello scenario di crisi che accomuna l’Europa c’è una peculiarità italiana che sfugge alla rappresentazione degli economisti, spesso troppo presi ad assolutizzare a stigmatizzare in dati e modelli economici realtà complesse da peccare di “hybris”, convinti di poter formulare leggi universali.
Il nostro Paese, l’Italia reale, non si lascia ridurre a quella media di indicatori a cui ricorre frequentemente la scienza economica a causa del grave squilibrio che la caratterizza, con l’evidente frattura tra Nord e Sud.
Esiste una vera e proprio “Italia duale”, con  una parte del Paese che si colloca al di sopra degli indicatori medi europei per produttività e capacità di crescita e un’altra parte che si situa invece costantemente al di sotto, che impedisce la comprensione profonda dei problemi italiani. In tal senso, secondo Tremonti, «il problema non è la produttività del Nord, ma è tenere insieme il Paese in una logica democratica e repubblicana”.

Per questo l’unica via per superare il divario di un’economia a due velocità è il federalismo fiscale, definito dal ministro economista come la «madre di tutte le riforme e la riforma delle riforme: non c’e’ moralità e legalità dell’azione pubblica se non c’e’ la responsabilità fiscale”.
Da Palermo arriva pronto un attestato di fiducia da parte del presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, secondo il quale Tremonti ha centrato in pieno il problema. “Finché la questione meridionale non sarà affrontata e gestita, non solo a parole, ma con misure ad hoc alle quali seguano fatti ed iniziative concrete, non si potrà parlare di vera unità d’Italia”.
Dopo aver sottolineato come quella meridionale sia la “vera questione” del nostro Paese, il titolare di via XX Settembre ha esposto l’operato del governo, elencando le riforme “fondamentali” realizzate negli ultimi 14 mesi, partendo dal ritorno al nucleare, alle riforma del sistema scolastico a quella del processo civile.
Con riferimento a una riforma degli ammortizzatori sociali, rivolgendosi al parlamentare dell’opposizione Enrico Letta che partecipava al dibattito, Tremonti risponde con un conciliante e rassicurante “la faremo e voi ci darete una mano”
«Siamo andati al governo con l’idea che veniva la crisi e lo abbiamo messo nel programma”, ha ricordato, “lo scenario era assolutamente chiaro e l’abbiamo scritto in un documento. Abbiamo scelto di concentrare i fondi disponibili sugli ammortizzatori sociali, ed è stata la scelta giusta”
“C’è da ragionare sulla riforma degli ammortizzatori, ma bisogna reagire alla crisi nell’immediato”, perché i sentori di ripresa economica ci sono, ma occorre coglierli e creare quel substrato di riforme su cui operare.

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