A qualche ora dai risultati delle elezioni europee ed amministrative, ognuno fa le sue analisi.
Non dovremmo soffermarci sulle reazioni di Franceschini dopo il crollo evidente (la matematica per fortuna non è ancora un’opinione) del suo Partito Democratico. Ma come giudicate un leader che esprime soddisfazione per il mancato plebiscito degli avversari? Sminuendo la propria caporetto? Lascio a voi la risposta.
Silvio Berlusconi è evidente che non ha stravinto, o perlomeno non c’è stato il trionfo personale. Quello del personaggio al di sopra di tutto, anche del suo partito e delle sue idee politiche. Ma è proprio questa, paradossalmente, la vittoria del Cavaliere.
Il lieve ridimensionamento della sua immagine vincente e accattivante ha in pratica, per la prima volta in 15 anni, fatto da parafulmine a quello che è il progetto politico assai ambizioso che trova la sua finalizzazione nel popolo della libertà. Gli avversari nelle ultime settimane hanno abbassato il livello del confronto, costruendo una campagna elettorale sulla demonizzazione della vita privata dell’uomo Berlusconi. Questo non ha però intaccato il partito, le sue proposte, la sua credibilità. Lo conferma l’esito delle amministrative, dove la proposta politica deve essere concreta e dove la sintonia che si riesce ad instaurare con i cittadini e con le loro esigenze è di vitale importanza.
Una volta tallone d’Achille, oggi le amministrazioni comunali e provinciali diventano roccaforti azzurre. Segno che non c’è plastica nell’idea di un movimento che si è saputo rinnovare ed è maturato anche grazie alla lungimiranza e alle capacità politiche del suo leader.
Questa è l’ennesima conferma che nelle vittorie di Berlusconi la connotazione mediatica ha un peso assai relativo. “Il venditore di tappeti” che la sinistra insultava e temeva, oggi non è solo un capo carismatico che buca lo schermo ma anche il creatore di un grande progetto che comincia a raccogliere i frutti su più fronti.
A pagare è stato anche Di Pietro, che nel suo Molise ha ottenuto ottimi risultati alle Europee. Prima di soccombere alle elezioni Comunali di Campobasso, sminuito senza pietà da un Pdl per la prima volta schiacciasassi in una città tutt’altro che berlusconiana.
Gli eredi del Pci, tanto per cambiare, hanno per l’ennesima volta sbagliato le loro valutazioni: il partito – leader, retto solo dal carisma del suo padrone e dal fascino delle sue starlette, si conferma una leggenda fuori da ogni realtà. Sicuramente più di quegli incubi che tormentano un Pd artefice e allo stesso tempo vittima di un vuoto politico che risucchia consensi e idee.