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Ecco di cosa ha bisogno il sud

I problemi del sud, inutile sottolinearlo, non nascono ieri ma da quando esiste il Paese.
Tutto si può raccontare e discutere, tranne il fatto che lo Stato abbia trascurato quei cittadini che vivono da Roma in giù.
La dimostrazione dell’esatto contrario è sotto gli occhi di tutti: assistenzialismo e clientelismo hanno bloccato, da sempre, ogni possibilità di sviluppo. Per i governi il sud era in perenne stato d’emergenza, questo ha ovviamente facilitato aiuti economici a casaccio, a svantaggio di una programmazione seria. Come un malato che, invece di essere curato, è stato costretto ad assumere medicinali utili solo a prolungare la sua convalescenza. Perché in fondo, a troppi,  faceva comodo così.
In realtà è proprio il discusso federalismo fiscale, temuto dalle classe dirigenti del meridione,  lo strumento più adatto a risollevare le sorti di quelle regioni che continuano a soffrire. Solo sdoganando concetti come quello dell’autonomia, della responsabilità e della razionalizzazione delle risorse si possono fare sostanziali passi in avanti.
A rallentare in questi decenni la corsa del sud ci ha pensato proprio quella politica locale che ha utilizzato le ingenti risorse concesse dallo Stato per rafforzare i rapporti con le proprie clientele e conservare il potere. Risultato? Pubbliche amministrazioni sature e libera impresa lasciata allo sbando, o peggio ancora indebolita dalle sopraffazioni della criminalità organizzata.
Il primo passo da compiere, quindi, è rendere trasparenti ed efficienti quei processi di finanziamento che invece di incoraggiare la crescita economica hanno fino ad oggi alimentato sistemi simili a quelli feudali.

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