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E il Pdl lancia il patto democratico

Il Popolo della Libertà decide di fare il primo passo. L’aggressione subita dal premier doveva, come in molti auspicavano, fare da spartiacque ed aprire una nuova fase politica. Creare quindi un clima diverso, depurato dalla demonizzazione dell’avversario e caratterizzato dal riconoscimento reciproco. Ciò purtroppo non ancora è avvenuto. Le dichiarazioni del leader Idv Di Pietro e quella, in parte rettificata, dell’onorevole Bindi, non hanno certo aiutato a rasserenare gli animi. Il confronto è stato subito rimpiazzato dalla caccia bipartisan al colpevole, a chi istiga alla violenza e favorisce le tensioni.

Ora, i primi, veri segnali di apertura vengono dalla parte lesa, ovvero dall’ufficio di presidenza del partito fondato da Berlusconi.

Che “rivela la necessità –  si legge sul documento approvato dai coordinatori Sandro Bondi, Denis Verdini e Ignazio La Russa – che la democrazia in Italia possa avvalersi di un patto democratico tra le maggiori forze politiche che segni chiaramente i confini della normale dialettica politica, pur a volte anche aspra, e apra una stagione nuova, in cui una legittimazione reciproca tra le grandi forze politiche conduca ad un abbandono di ogni scorciatoia giudiziaria, premessa indispensabile per una stagione di riforme costituzionali da lungo tempo attese, da quella della giustizia a quella della forma di governo”.
“A riguardo, – prosegue il documento – sul possibile nuovo clima di confronto vanno apprezzati alcuni segnali di apertura di parte della opposizione a partire dalle dichiarazioni dei due leader di Udc e Pd, Pierferdinando Casini e Pierluigi Bersani, sulla scorta dell’auspicio autorevole del Presidente della Repubblica”.

La palla passa adesso ai due leader direttamente chiamati in causa dal Pdl.
Casini e Bersani sono quindi dinanzi a un bivio. Il primo non potrà restare in eterno nel limbo e dovrà decidere presto se continuare a spostare il suo “centro” verso la sinistra, o magari riavvicinarsi alla terra promessa. Area politica ideale per gran parte del suo elettorato.

Anche per il secondo ci sono fondamentalmente due opzioni: allontanare Di Pietro e diventare protagonista dell’era delle riforme, oppure spostare il baricentro sulle estreme e piazzare il partito a capo di un’opposizione intransigente.

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