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Domande al popolo

E’ populista, o peggio ancora fascista, chi vuole ridurre il numero dei parlamentari per abbassare una volta per tutte i costi della politica italiana? E’ un dittatore chi si professa – da sempre – amante della logica del fare in contrapposizione a quella del “dire” e chi, tramite diversi interventi, ha reali intenzioni di sburocratizzare, modernizzare e liberalizzare questo benedetto Paese?
Sapete di chi si parla e conoscete benissimo tutte le risposte. Alzi  la mano chi non vuole portare a casa tali risultati.
Allora è inevitabile l’ennesima domanda retorica: qual è il problema?
Il percorso è inverso: si parte dalla conclusione per arrivare alla premessa. Ovvero agli attacchi mediatici e politici sferrati in questi giorni contro il Presidente del consiglio. Reo di pensare come la stragrande maggioranza degli italiani e di agire come, da tempo indecifrato, vorrebbero loro.
Quello dei costi  della politica è un tema caro a tutti i partiti, uno slogan trasversale che è servito negli ultimi anni a pulire le coscienze di molti. Concretamente, però, non è mai accaduto nulla. Nemmeno nel primo governo Berlusconi, vittima innanzitutto di se stesso e di lotte interne che bloccarono lo spirito riformatore di quel centrodestra.
Oggi a favore ci sono i numeri e tutte le altre condizioni: una crisi mondiale che invita a razionalizzare con maggiore responsabilità le risorse pubbliche e un esecutivo che ha saputo, fino ad ora, farsi interprete delle esigenze dei cittadini.
Gli elettori apprezzano, gli altri partiti invece cavalcano la retorica della centralità del Parlamento e della Costituzione.  Si è arrivati a dire che è a rischio la democrazia, perché il Cavaliere si è permesso di rimettere in discussione tempi e modalità dell’attuale sistema parlamentare.
Sia concessa un’ultima domanda: ma l’anomalia italiana è dovuta a un premier che vuole attuare riforme popolari e attese da anni o all’inerzia di un’opposizione che non le vuole – perché vittima di un controproducente e logorante gioco di ruoli politico – condividere e sostenere?

 

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