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COSIMO FERRI (MAGISTRATURA INDIPENDENTE): “GIUSTIZIA, LE RIFORME POSSIBILI”

Il Presidente della Repubblica nei giorni scorsi ha parlato e l’associazione magistrati ha risposto con un silenzio assordante. Le parole pronunziate dal Presidente della Repubblica sono state un contributo molto importante al dibattito che si sta sviluppando in materia di riforma della Giustizia, non solo per l’eccezionale autorevolezza della fonte, ma per la qualità e l’equilibrio delle proposte e degli auspici che ne sono il contenuto.
L’obiettivo di varare una riforma che sappia trovare soluzioni ai problemi (tanti) che si trova ad affrontare oggi il mondo della giustizia non può, infatti, che essere comune.
Magistratura Indipendente ne è convinta e lavora da sempre in questa direzione. Il pronunciamento del Capo dello Stato, Presidente del Consiglio superiore della Magistratura, è, insieme, un invito a continuare su tale strada o un invito a ritrovarla. Anzi di più, è un nobile e convinto appello alle parti ad affrontare il confronto scevre da ogni condizionamento che qualunque appartenenza possa determinare, utilizzando il dialogo come motore di un’azione riformatrice.
Anche la Magistratura deve sentirsi protagonista e deve svolgere un ruolo primario perché non si può parlare di crescita, di competitività, di ripresa economica e di politica industriale se non si arriva ad avere un sistema giustizia efficiente e rapido.
La situazione di crisi del sistema giudiziario rappresenta un ostacolo allo sviluppo del sistema economico.
L’inefficienza della giustizia civile costituisce infatti uno dei fattori che condizionano la  competitività e la capacità di crescita e rende talvolta parzialmente inefficaci le riforme realizzate dal Parlamento in differenti materie. Vi è un problema di qualità della giustizia (con connessa esigenza di una maggiore qualificazione del personale giudiziario e quindi di una attenta selezione dello stesso e continua riqualificazione), ma anche un problema di tempestività. Vi è infine un problema di risorse a disposizione della giustizia e di capacità di gestione delle stesse.
Alcuni dei rimedi possibili sono la digitalizzazione del processo civile, la selezione dei dirigenti degli uffici giudiziari secondo un rigoroso parametro di capacità gestionale, “traguardi” sin da subito realizzabili senza particolari riforme e che possono rappresentare prime risposte efficaci. Si deve inoltre intervenire sulla riduzione e semplificazione dei riti processuali, sulla tecnica di motivazione delle sentenze (da estendere ad esempio solo a richiesta di parte), e sui sistemi formali ormai superati, come le notifiche. Nella fase cd. organizzatoria la riduzione dei tempi del processo civile richiede quale presupposto indefettibile la possibilità di dotare il giudice di un vero e proprio ufficio costituito da collaboratori qualificati idonei a svolgere tutte quelle attività preparatorie necessarie all’emanazione del provvedimento decisorio e che tanto tempo assorbono all’attività giurisdizionale.
La certezza del processo deve infine essere anche certezza del risultato, ossia attuazione concreta della sentenza,  quale forma di ristoro del danneggiato e in generale momento essenziale perché tutti gli attori del processo comprendano il significato non simbolico della sanzione, percependo la legalità in funzione di orientamento culturale e tavola di valori ai quali riferirsi nella vita relazionale e di scambio commerciale.
La riforma del processo civile procede nella direzione della competitività e della celerità. Si è puntato sul ruolo del giudice e sulla sua responsabilità e professionalità.
Sarà, altresì, indispensabile rivedere le piante organiche degli uffici giudiziari, rimodulando la distribuzione delle risorse per ciascuna area geografica sulla base dei flussi in entrata degli affari e dei risultati conseguiti.
Altrettanto necessario risulterà assicurare un’adeguata formazione dei dirigenti, chiamati a distribuire le risorse tra il settore civile e quello penale sulla base di una rigorosa disamina dei relativi flussi in entrata e in uscita degli affari.
Urge, infine, una razionalizzazione dei troppi modelli processuali esistenti, nonché l’incentivazione di forme stragiudiziali di definizione delle controversie. È arrivato, inoltre, il momento di affrontare, con pragmatismo, il problema nascente dalla previsione della generalizzata appellabilità di tutte le sentenze di primo grado.

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