E’ stata un’Italia dai due volti, quella vista lunedì sera a Pretoria contro gli Stati Uniti. Il successo per 3 a 1, grazie alla doppietta di Rossi e alla rete di De Rossi, è figlio del solito copione azzurro che si fonda su una trama sin troppo collaudata: la squadra, se scende in campo senza stimoli, è inguardabile e soffre qualsiasi avversario. Ma se poi viene ferita nell’orgoglio (come è accaduto in Sudafrica e in altri tantissimi casi), diventa uno schiacciasassi. Da ammirare per l’intensità di gioco e la bellezza della manovra.
Si alimentano di rabbia i ragazzi di Lippi. Sanno che il Mondiale appartiene già a una storia troppo lontana e che è impossibile vivere di rendita in uno sport dove è facile perdere la faccia, anche contro squadre nettamente inferiori. La nostra nazionale non è tra le favorite in questa Confederation Cup. La spumeggiante Spagna e il solito Brasile imbottito di stelle sono preferite da pubblico e critica. Fanno tendenza. L’Italia, come sempre, è un passo indietro. Ma fa paura per le sue solite e conosciute virtù. Quello che fa ben sperare è il rispolvero a centrocampo: la magie di Pirlo e Montolivo, la caparbietà di De Rossi e il ritorno di Ringhio Gattuso rappresentano una garanzia. In attacco non c’è solo il Gila e un sempre più discusso Toni. Giuseppe Rossi (che potrebbe andare al Milan o alla Juventus) comincia a dimostrare tutto il suo valore e a scacciare via il fantasma di Cassano. Infine la difesa, seppur non insuperabile come una volta, resta tra le migliori al mondo.
Stasera secondo round contro il sorprendente Egitto. Tanti dubbi sulla formazione scelta dal tecnico viareggino. Sicuro però il rientro di capitan Cannavaro, che ha pienamente recuperato dopo il recente guaio muscolare.
Contro i nordafricani, squadra più tecnica ma anche meno rocciosa degli Usa, l’Italia ha la possibilità di chiudere in anticipo il girone ed affrontare con maggiore convinzione i verdeoro domenica sera. Magari sognando, senza troppi clamori, la conquista di un altro trofeo.