Rossana Miranda non è soltanto una splendida giovane donna italo venezuelana. È anche una giornalista e scrittrice (è suo “Hugo Chavez – Il caudillo pop”) particolarmente brillante. Di più: una promessa del giornalismo di questo Paese stanco, vecchio e malato. Rossana è una profonda conoscitrice del Sudamerica, di cui scrive spesso sul Riformista. Domenica Rossana Miranda ha regalato al quotidiano di Antonio Polito un autentico doppio scoop passato, manco a dirlo, nella disattenzione generale. Miranda, infatti, ha svelato chi sta dietro alla decisione del governo brasiliano di non concedere all’Italia l’estradizione del brigatista assassino Cesare Battisti: ‹‹Si tratta della combattiva Dilma Roussef, capo della Casa civile, l’ufficio centrale di coordinamento di tutti i ministeri del Brasile››. Un calibro da novanta, insomma. E Miranda ci spiega anche, con il suo stile lieve e suggestivo, che ‹‹i giornali e i blog brasiliani attribuiscono alla Roussef, delfina e candidata di Lula per la successione presidenziale, le valutazioni che si sono concretizzate con la sentenza del ministro brasiliano, Tarso Genaro, di dichiarare Battisti come rifugiato politico e permettergli di vivere in piena libertà in terra brasiliana››. Ma cosa lega Battisti e Roussef? Una militanza da guerriglia politica in un periodo difficile del rispettivo paese. Con la differenza che l’Italia, dal dopoguerra, è stata una repubblica saldamente democratica. Non può dirsi lo stesso per alti Paesi, Brasile incluso. L’Italia non ha mai visto il suicidio né di Jan Masaryk né di Getùlio Vargas. E non ha neppure visto 21 anni di regime militare. Ma tant’é. Come spiega Miranda, ‹‹negli anni ’70 mentre l’italiano militava all’interno dei Pac – Proletari armati per il comunismo – e, secondo la giustizia italiana, organizzava e commetteva omicidi a sangue freddo, in Sudamerica la Roussef veniva torturata dal regime contro il quale aveva combattuto durante gli anni ’60 (…). Questa militanza nei movimenti di resistenza armata contro la dittatura in Brasile, secondo alcuni analisti, potrebbe aver spinto Dilma a vedere l’ex terrorista italiano come qualcosa di molto simile a un dissidente politico››. Miranda cita anche le parole della Roussef: ‹‹La decisione è giudiziaria, non si può discutere, rimane nella sfera della nostra sovranità come Paese. I rapporti storici tra Italia e Brasile non saranno compromessi per questo››. Certo la Roussef – ha spiegato ancora Miranda dalle colonne del Riformista – ‹‹non può essere estranea alla valutazione politica del caso Battisti. È il personaggio più influente del governo di Lula Da Silva: artefice del piano economico del Brasile e abile amministratrice delle crisi politiche interne al partito, garantendo a Lula il mantenimento a galla dell’indice di consenso popolare, anche nei momenti difficili. Meriti che potrebbero portarla alla Presidenza della Repubblica››. Ecco la seconda notizia che in esclusiva fornisce Rossana Miranda, ecco il probabile futuro presidente brasiliano: una donna – scrive ancora la bella giornalista italo venezuelana – ‹‹più radicale della Bachelet›› ma che ‹‹non disdegna i ritocchi, come la Kirchner. Ma ha altro spessore››.
Comunque finisca la vicenda di Cesare Battisti, presto l’Italia e il mondo dovranno fare i conti con questa donna.