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Campismo, piombo sulle ali del Pdl

Nel dibattito aperto nei giorni scorsi tra il Secolo d’Italia e il Predellino, che ha registrato nella giornata di ieri una nuova presa di posizione del giornale di via della Scrofa all’indirizzo del nostro giornale, (“il Predellino, quotidiano online di Giorgio Stracquadanio, ci ha contestato per la pubblicazione sul Secolo di una lettera del professor Asor Rosa: una critica giustificata e giustificabile da quel punto di vista. Ma con la stessa determinazione si è ironizzato – andiamo a braccio – sulle aperture a Obama e alle Acli… tantochè ci chiediamo: qual è il ‘dialogo’ che si ritiene ammissibile e corretto? Forse solo quello con noi stessi?”) interviene Sergio Pizzolante, deputato craxiano del PDL.
Onorevole Pizzolante, l’accusa rivolta anche ieri dalle colonne del Secolo d’Italia all’indirizzo degli ‘azzurri’ del Pdl è che non avreste ancora elaborato il lutto a distanza di diciassette anni da Tangentopoli…
Ho l’impressione che stia accadendo un’altra cosa. C’è una parte della destra italiana, quella per intenderci rappresentata dal professor Campi, che sta giocando una partita a Monopoli. E’ questa piccola componente che, dopo aver impiegato un ‘ventennio’ per elaborare l’antico lutto, ha deciso improvvisamente di tornare al punto di partenza. Non c’è niente da fare: c’è una cultura di destra post missina, largamente minoritaria nell’area ex An, che non si rende conto di essere rimasta ferma ai giochini degli opposti che si incontrano e si legittimano reciprocamente.
E che scopo avrebbe la legittimazione reciproca?
Sono i tentativi di culture perse nella storia degli sconfitti, che oggi tornano ad abbracciarsi amorevolmente per nascondere un’altra storia, quella che ha portato 17 anni fa coloro che erano stati sconfitti politicamente a vincere attraverso manovre di palazzo, grazie all’uso politico della magistratura e all’uso violento dei mezzi di informazione di proprietà della peggiore borghesia parassitaria. C’è una convergenza tutt’altro che parallela tra alcuni ex Msi e gli ex Pci, cioè tra coloro che furono beneficiati dal golpe mediatico giudiziario del ’92-’93 e non è per nulla strano che siano sempre gli stessi a far finta di non accorgersi del nuovo tentativo di golpe in atto contro Silvio Berlusconi.
Onorevole Pizzolante, lei come moltissimi altri nel PDL è accusato dagli intellettuali vicini al presidente Fini, alla Campi per intenderci, di parlare del passato mentre loro scrivono e dicono di guardare avanti, lasciando alle spalle i vecchi stereotipi. Non le sembra che l’accusa dei campisti, se fondata, sia un limite per i riformisti del Pdl come Cicchitto, Brunetta, Stracquadanio, Gelmini e lei?
Il limite degli intellettuali alla Campi sta nell’accusare di nostalgia chi ha idee, identità, storia. Quando in realtà l’obiettivo principale è, mancando essi di una identità di cui andare fieri, cancellare quelle degli altri. E ciò spiega infatti il loro omologarsi ad una cultura politically correct e al medesimo tempo nichilista, priva di sostanza e di spessore. Si vede così come per Campi Tangentopoli sia stata una cosa buona e giusta, e che pertanto che gli ‘sconfitti’ dal golpe del ’92-’93 non devono neppure lamentarsi più di tanto. L’idea di fondo di questo pensiero nuovo, che in realtà è purtroppo un pensiero vecchio, il campismo, è che in qualche misura le vittime di Tangentopoli se la sarebbero cercata la loro fine in quanto sporchi, disonesti e inconcludenti. Così Campi finisce per seppellire in un sol colpo Prima e Seconda repubblica, dando lo stesso giudizio dei 15 anni successivi a Tangentopoli.
Insomma, ci sarebbe un parallelo…
Certo, per costoro un parallelo c’è eccome. E c’è perché essi non sono disposti a vedere l’anomalia italiana per quella che è. In pratica per Campi ogni 15 anni c’è sempre una repubblica migliore da costruire, una repubblica dei giusti e degli onesti che finisce per vedere titolati soltanto ex missini ed ex comunisti. Stupisce che non si veda come il campismo è piombo sulle ali del Pdl.
Piombo?
Certo, piombo culturale e politico. La questione centrale che sottende all’anomalia italiana è trasformare i nemici in avversari. Per fare ciò l’unico strumento è la riforma della giustizia vista come riequilibrio dei poteri. Se fino ad oggi non è stata realizzata ciò è dovuto, certo, al comunismo divenuto giustizialismo, certo all’atteggiamento via via assunto dalla magistratura e dalla borghesia parassitaria, ma anche dal campismo strisciante che si annida nel Pdl.

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