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Alla ricerca di Moggi

Dopo ore di chiacchiericcio generale, Francesca Menarini ha deciso finalmente di chiudere il caso: “Tutte le roboanti notizie giornalistiche degli ultimi due giorni non hanno fondamento. Non ci sarà un passaggio di proprietà al Bologna, non ci sarà l’ingresso di nuovi soci, non ci sarà un ruolo per Luciano Moggi. La dirigenza rimane la stessa”.
La smentita del Patron del Bologna sembra però  arrivare un po’ in ritardo. Sicuramente non serve a far dimenticare in fretta e senza strascichi quella che poteva essere considerata la notizia calcistica più sensazionale del momento. Televideo, giornali on line, agenzie e chi più ne ha più ne metta hanno accostato per ore il nome di Luciano Moggi a quello della società felsinea. In molti hanno pensato al grande ritorno del protagonista indiscusso di Calciopoli.
Tutto falso, da quello che si apprende. Ma l’ex dirigente juventino, questo è innegabile, resta comunque nel giro. E lui stesso ammette: “Molti presidenti mi chiamano per consigli non retribuiti”.
Il problema è uno solo: il nostro campionato, oggi, è sprovvisto di quegli uomini simbolo, in grado di catalizzare le attenzioni di stampa, pubblico e addetti ai lavori.
Fatta esclusione per lo special one Mourinho, mancano all’appello personalità dal forte fascino mediatico che, da sole, si sostituivano al campo e riempivano i vuoti nei classici momenti morti. Dato che da noi il calcio parlato vale come, o addirittura di più, di quello giocato, l’assenza è troppo pesante.
E la continua ricerca mediatica di Moggi, ultimo simbolo della vecchia Serie A, è il segno più evidente che qualcosa non torna.
Lui fa ancora notizia e accende, in un certo senso, le fantasie dei calciofili. In attesa di quei  personaggi che, dopo la scomparsa degli Agnelli e di Sensi e dopo il ritiro dalla ribalta pallonara di gente come Berlusconi e Cecchi e Gori, mancano terribilmente a questo sport.

 

 

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