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Mancini va a lavorà, noi a magnà…E la gente pallonara? A Ikea…

Per una domenica senza calcio non mi strappo i capelli. Mentre prima aprivo i giornali dall’ultima pagina per vedere cosa scrivevano sulla mia squadra del cuore, oggi sono più ‘ordinato’ e leggo correttamente, e così anche il calcio è passato in secondo piano. Però la passione per lo sport è rimasta. Per tutti gli sport, così quando arrivo a pagina 40 e vedo un pallone ho un’accelerata improvvisa dei battiti del cuore.
In questi giorni oltre che scialbe e risapute notiziole sul calciomercato invernale poco o niente dall’Italia. Molto invece dal resto del mondo. In Inghilterra ad esempio Sir Roberto Mancini con la sua nuova squadra del Manchester City non ha fatto Natale in famiglia e si è riversato sul prato verde per scommettere tutto sulla sua nuova avventura “Made in England” (vincendo peraltro in uno stadio stracolmo di gente).
Il nostro calcio invece ha preferito andare in ferie. Io li capisco, poverini questi calciatori, stressati e affaticati, sfruttati dalle dirigenze e frustrati dal loro stipendio inadeguato al loro valore. Questi calciatori e allenatori che a Natale sentono il bisogno di mettere i piedini sotto i tavoli imbanditi di ogni ben di Dio. Per carità è Natale anche per loro!
In questi giorni ho sentito dire: “Ma il calcio deve anche riposarsi… Non è giusto che i lavoratori fanno festa e i calciatori no!”. Ma allora secondo questa logica gli alberghi dovrebbero essere chiusi a Ferragosto e gli ipermercati le feste di Natale. Allora gli impianti sciistici si dovrebbero chiudere per Santo Stefano o Capodanno, come i forni chiudere per Pasqua.
D’ora in poi guai a sentir dire: il calcio è festa, perché il calcio non è festa neanche per sogno! Se così fosse avremmo avuto una domenica post natalizia in cui le famiglie con i bambini al seguito avrebbero potuto riversarsi negli stadi e magari riempirli una volta tanto…
Il calcio, che lotta giorno e notte per accaparrarsi gli aggettivi come “divertente”, “per tutti”, “pacifico”, perde queste partite più importanti, quelle del cuore, della fede e della buona volontà.
Chi sceglie di fare calcio sa di far parte di un circo. Il circo non conosce soste e vive anche perché c’è gente che lo guarda. E la gente lo guarda più volentieri quando sono giorni di festa, tant’è che si gioca il sabato e la domenica. Ahimè non possiamo che ribadire che gli inglesi insegnano calcio, da sempre, perché non seguirli una volta ogni tanto invece di inseguirli ogni qual volta?

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