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150° dell’Unità d’Italia. Il governo rassicura il presidente Napolitano

Ancora sui 150 anni dell’Unità d’Italia. Riassunto delle puntate precedenti. Due schegge impazzite si sono infiltrate, con il vigore sterile delle polemiche pre-agostane e infine ferragostane, nel corpaccione bolso e molliccio della stanca politica italiana: Ernesto Galli della Loggia, membro del Comitato istituito dal governo per i 150 anni, supergarante il presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: tutto va male, non si fa niente per l’evento in oggetto, la politica è senza cultura e gli interventi a macchia di leopardo usano i soldi pubblici nel peggiore dei modi. Secondo momento, alcuni giorni fa: il presidente Napolitano chiede ragione dell’impresa, «striglia» – per così dire – il governo, e il ministro Bondi incontra il capo dello Stato, rassicurandolo sui «lavori in corso». Gli interventi già messi in cantiere si faranno – undici, per i cultori della ragioneria pubblica e della logistica infrastrutturale -, si tratta di un’eredità proveniente dall’esecutivo precedente, tutto regolare. La qual cosa – sia detto a latere delle polemiche ormai divenute l’unica narrazione di questa vicenda nazionale – era già stata detta e infine ripetuta in ogni sede possibile, incluso il ministero per i Beni e le Attività Culturali. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aveva proposto, in quell’occasione per così dire pre-ferragostana, di usare largamente la tv pubblica per creare un immaginario ed una memoria collettiva, ad uso e consumo soprattutto dei giovani, che poco o niente sanno, in effetti, dell’epopea e delle contraddizioni risorgimentali e dintorni.
Il prossimo Consiglio dei ministri stabilirà le condizioni reali dell’esercizio delle opere, con l’ausilio del ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, e del ministro per i Beni e le Attività Culturali, Sandro Bondi. Il presidente Napolitano ha criticato l’assenza del governo già in occasione del primo incontro fra i membri del Comitato, nel giugno scorso. Dopodiché, la polemica ferragostana – con i limiti del caso e del contesto, gonfiato di eccezionale calura – della Lega sull’inno di Mameli ha condito le pietanze, con qualche grammo in meno di peperoncino, e di ciò si sa ormai tutto. In sostanza, secondo Napolitano, il governo deve rimboccarsi le maniche e lavorare di brutto, i tempi sono «stretti». Il presidente della Repubblica, ieri sulla Stampa: «Siamo a fine agosto, la scadenza comincia a non essere lontana e se in autunno non si accelera, i tempi sono stretti». Napolitano ha anche detto di aver inviato qualche settimana fa una lettera al governo, «per conoscere gli intendimenti e gli impegni dell’esecutivo per le celebrazioni», una lettera che attende ancora risposta. «Attendo – ha sottolineato Napolitano – una risposta ormai improrogabile dal governo, affinché chiarisca i suoi intendimenti e i programmi in vista del nostro anniversario».
Come annunciato nei giorni scorsi, nel prossimo Cdm il ministro per i Beni e le Attività Culturali illustrerà i progetti per le celebrazioni. L’interventismo di Napolitano potrebbe continuare, in linea con quanto finora da lui avviato, proprio sulla base delle proposte operative del ministro Bondi (Da Ragionpolitica del 21 agosto 2009).

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