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Stracquadanio sul caso Scajola: è l’accusa che deve chiarire

“Nessuno dice una cosa molto più semplice e che – in uno Stato di diritto sarebbe naturale – suonerebbe come: ‘i magistrati devono chiarire’, visto che l’onere della prova spetta all’accusa, i procedimenti penali non si svolgono sui giornali e finora abbiamo letto solo parole di un imputato che accusa e di persone – le venditrici dell’appartamento – che devono giustificare un movimento di assegni a loro favore segnalato all’antiriciclaggio”.
L’onorevole Giorgio Stracquadanio interviene così, in un articolo per il Predellino pubblicato ieri, sul caso “politico” del momento.
La sua, quasi a sorpresa, è una voce fuori dal coro. Perché, come sottolineato dallo stesso Stracquadanio, lo slogan dell’opposizione (ma purtroppo anche quello dei giustizialisti Pdl) è stato: “Scajola deve chiarire, altrimenti deve dimettersi!”. Ribaltando quindi un principio chiave di ogni società che vuole essere civile. A chi tocca per primo trovare le prove? All’accusa o alla difesa?
Domanda banale e risposta scontata. Non per tutti, però.
“Abbiamo letto – prosegue il fondatore de Il Predellino – fino ad oggi la seguente ricostruzione del giro del denaro: 1. il presunto corruttore si procaccia da fondi a sua disposizione all’estero una provvista di 900mila euro in contanti. Operazione non facile, ma possibile; 2. a questo punto, invece di passarli direttamente al presunto corrotto (magari in una scatola di scarpe o di stivali) cosa fa? Va in banca e li trasforma in 80 assegni di piccolo importo (e questo perchè il piccolo importo non sarebbe segnalato secondo quanto prescrivono e norme antiriciclaggio); 3. il presunto corrotto, a quel punto, riceve gli 80 assegni e li passa al venditore dell’immobile “in nero”, cioè non registrando nel rogito immobiliare la somma: nell’atto del notaio, infatti, compare solo l’importo (610mila euro) ottenuto con il mutuo immobiliare erogato dalla banca; notate che gli assegni sarebbero consegnati in nero, ma tutto questo accadrebbe di fronte al notaio e a tutti i comparenti all’atto, compreso probabilmente il funzionario di banca che sottoscrive il contratto di mutuo”
“Se le cose fossero così – scrive l’onorevole – ci troveremmo di fronte a un gruppo di completi dementi che comprende tutti: il presunto corruttore, il presunto corrotto e acquirente, le venditrici, il notaio, le banche”.  
E poi conclude: “Prendiamo pure per buona l’idea che il ministro Scajola (e chi lo difende) siano dei poco di buono, dei corrotti. Ma se è così non si può essere talmente deficienti, talmente coglioni da compiere una serie di atti illogici e autolesionisti. Perché se uno è così coglione, non può fare favori a nessuno, nemmeno favori così importanti che meritino 900mila euro di ringraziamento!”.

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