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REATO DI PROSTITUZIONE? L’OPINIONE DI GIUSEPPE PAVICH (MAGISTRATURA INDIPENDENTE)

Tra le previsioni  più discusse del “pacchetto sicurezza” approvato dal Consiglio dei Ministri ve ne sono alcune riguardanti il fenomeno del meretricio: in particolare l’introduzione del reato di prostituzione  o, almeno, l’introduzione del foglio di via per le prostitute.Non si vuole qui discutere l’esistenza del problema; ma si osserva come, una volta di più, si tenda a risolvere una questione di ordine pubblico introducendo nuove figure di reato, o  allargando i casi in cui le norme penali trovano attuazione, senza preoccuparsi  degli effetti sul funzionamento della giustizia, né della reale idoneità di esse a contenere i fenomeni che ci si propone di contrastare.Verosimilmente, se tali previsioni dovessero trovare applicazione, numerose prostitute verrebbero tratte a giudizio o in quanto tali, o – nella migliore delle ipotesi – perché responsabili di aver violato il foglio di via: ipotesi, questa, che si verificherebbe spesso, ossia in tutti i casi in cui le prostitute “cacciate” da un certo territorio vi dovessero fare ritorno per continuare a esercitarvi il meretricio. Si assisterebbe così a un ulteriore fattore di incremento del già pletorico contenzioso penale, con un notevole afflusso di processi per reati puniti con pene trascurabili, destinate per lo più a rimanere inapplicate, e dunque di scarsa o nulla deterrenza. Perciò, un’altra massa di fascicoli inonderebbe i tribunali e le procure e contribuirebbe ulteriormente al rallentamento della macchina della giustizia, al sacrificio di tempo e lavoro che altrimenti potrebbe essere dedicato a processi più importanti e a reati di maggiore  gravità e –non ultimo- al dispendio di risorse economiche, senza riflessi positivi (se non, forse, “di facciata”) sul controllo del fenomeno. Non può non tornare alla mente quanto accaduto con i reati in tema di clandestinità: l’enorme massa di processi per tali reati riguarda casi in cui solo raramente vi sono conseguenze sanzionatorie o anche solo cautelari nei riguardi degli stranieri clandestini, e si risolve in una serie di cause penali il cui riflesso sul fenomeno è praticamente nullo: il clandestino, quando viene tratto in arresto, di regola viene subito rilasciato (per assenza di ragioni cautelari per inzeppare ulteriormente le carceri con soggetti solitamente incensurati); il successivo processo termina con una sanzione che di solito non viene mai eseguita, e l’imputato è già tornato alla condizione di irregolare; il giudice autorizza, è vero, l’espulsione; ma questa viene eseguita in una esigua percentuale di casi.Quindi, anche le misure in materia di prostituzione confermeranno, se adottate, il trend già sperimentato, affollando ancor di più aule e cancellerie e producendo un ulteriore, rilevante numero di processi e di decisioni destinate a rimanere sulla carta; il tutto, è facile prevedere, con risultati dubbi nella lotta al fenomeno, ma con la certezza di rendere la macchina della giustizia ancor più ingolfata.
 * magistrato, vice segretario nazionale di Mi

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