Un viaggio tra gli ultimi. Per chiedere «perdono a Dio per i migranti morti in mare» e «scuotere le coscienze», spezzando le catene della «globalizzazione dell’indifferenza». A Lampedusa Francesco è venuto per pregare e invitare tutti all’accoglienza dell’altro, perché il «grido dei migranti sale fino a Dio».
Da una barca trasformata in altare, con pezzi di legno scampati ai naufragi, sviluppando la pericope del libro della Genesi, Bergoglio ha chiesto a tutti: «Dov’è tuo Fratello? ». Il Papa venuto dalla ‘fine del mondo’ ha voluto compiere il suo primo viaggio apostolico nella ‘Porta d’Europa’, e ha invitato alla responsabilità dinanzi al «sangue dei nostri fratelli e sorelle» morti in mare mentre cercavano un destino diverso.
«La mia visita è per risvegliare le coscienze -ha detto nella sua omelia- quando alcune settimane fa ho appreso la notizia, che tante volte sui è ripetuta, di immigrati morti in mare – da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte- il pensiero mi è tornato come una spina nel cuore che porta sofferenza. Ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare. Perché ciò che è accaduto non si ripeta più». «Abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna – ha ammonito il Pontefice – la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere». «La cultura del benessere -ha aggiunto- rende insensibili alle grida degli altri, fa vivere in bolle di sapone. Una situazione che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza». «Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli o sorelle? Nessuno: tutti noi rispondiamo così. Ma Dio chiede a ciascuno di noi: dove è il sangue del tuo fratello che grida fino a me?».
Di fronte alla tragedia dei migranti morti in mare, ha proseguito Papa Francesco, «domandiamo al Signore che cancelli ciò che di Erode è rimasto anche nel nostro cuore». «Domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi come questo. Chi ha pianto oggi nel mondo? ». «Quei fratelli e sorelle -ha rimarcato Bergoglio- cercavano un posto migliore per sé e le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano, non trovano comprensione e udienze, ma le loro voci salgono fino a Dio». «Ho sentito uno di questi fratelli -ha spiegato il Papa- prima di arrivare qui sono passati per mano dei trafficanti, quelli che sfruttano la povertà degli altri, che è fonte di guadagn». All’inizio e al termine dell’omelia, Francesco ha avuto un pensiero grato per i cittadini di Lampedusa, che ha indicato a modello di accoglienza: «Voi siete una piccola realtà ma offrite un esempio di solidarietà -ha detto il Pontefice- vorrei dire una parola di sincera gratitudine e di incoraggiamento a voi, abitanti di Lampedusa e Linosa, alle associazioni, ai volontari e alle forze di sicurezza, che avete mostrato e mostrate attenzione a persone nel loro viaggio verso qualcosa di miglior». E più tardi è tornato sulla solidarietà dei lampedusani che ringrazia ancora per «l’accoglienz» e la «tenerezza» verso gli immigrati che arrivano nell’isola.
In prima fila, davanti all’altare, c’erano i migranti. Francesco ha ricolto anche un saluto ai «cari immigrati musulmani che, oggi, stasera, stanno iniziando il digiuno di Ramadan, con l’augurio di abbondanti frutti spiritual».«La Chiesa vi è vicina -ha insistito- nella ricerca di una vita più dignitosa per voi e le vostre famiglie”. «A voi, ‘O ‘scià», ha detto Papa Bergoglio usando l’espressione del dialetto lampedusano. Il Papa gesuita ha quindi ricordato un’opera della letteratura spagnola. «C’è una commedia di Lope de Vega – ha raccontato Bergoglio citando ‘Fuente Ovejuna’, dello scrittore madrileno- che narra come gli abitanti della citta’ di Fuente Ovejuna, uccidano il governatore perché è un tiranno. E lo fanno in modo che non si sappia chi ha compiuto l’esecuzione». «Quando il giudice del re chiede: ‘Chi ha ucciso il governatore?’ -ha proseguito Bergoglio- tutti rispondono: ‘Tutti e nessuno, signore’. Anche oggi questa domanda emerge con forza: chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? ». «Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro ritorna la figura dell’Innominato di Manzoni: la globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti ‘innominati’, responsabili senza nome e senza volto».
La preghiera, forte, che si è levata da Lampedusa: per i migranti morti in mare«ti chiediamo perdono, Padre. Perdono, Signore, per chi si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore». «Perdono Signore», ha concluso a braccio il Pontefice, mentre dalla folla dei circa 15.000 fedeli si levava un applauso. Quindi l’appello finale, prima della benedizione, alla fine della liturgia: «Tutto il mondo abbia il coraggio di accogliere coloro che cercano una vita migliore. Lampedusa è un faro, sia esempio di accoglienza per tutti».