«Sarà per tutti un grande momento di speranza»: così l’arcivescovo Giuseppe Lazzarotto, nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina, commenta all’agenzia Sir la prossima visita di Papa Francesco in Terra Santa (24-26 maggio).
Riferendosi all’annuncio dato domenica dallo stesso Pontefice, mons. Lazzarotto ricorda che «Papa Bergoglio vuole fare in questo viaggio memoria dell’incontro, 50 anni fa, tra Paolo VI e il patriarca Atenagora. Lo stesso Paolo VI definì quell’abbraccio un ‘colpo di aratro’ che seppe dissodare il terreno, allora duro, del dialogo. E’ bene ricordare, infatti, che quell’incontro portò – un anno dopo – alla dichiarazione comune che cancellava le scomuniche reciproche risalenti a quasi mille anni prima, quelle che avevano aperto il Grande Scisma tra Chiesa d’Oriente e Chiesa d’Occidente».
Per il rappresentante pontificio «questa visita aprirà ulteriori nuovi solchi, sperando che il terreno lavorato in maniera nuova e diversa, possa produrre un raccolto più abbondante». «Il Santo Padre – conclude – vuole rinnovare quell’impegno. L’aratro del dialogo deve continuare a lavorare. I frutti saranno anche di giustizia e di pace. Dobbiamo essere seminatori di speranza. E’ ciò che il Papa vuole fare. Sperare e dialogare è l’unico modo per raggiungere l’obiettivo della pace». Dal canto suo, il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, dice sempre al Sir che il pellegrinaggio papale «sarà una visita di preghiera ma una dimensione un po’ sociale e politica è innegabile soprattutto per quel che riguarda la riflessione sul Medio Oriente e sulla vita delle comunità ecclesiali locali. Gli sforzi di Papa Francesco per donare la pace a questa regione, uniti a quelli di sovrani come il re giordano Abdallah, sono evidenti e continui», spiega il patriarca ricordando anche le centinaia di migliaia di sfollati e rifugiati siriani che si trovano in Giordania e nei Paesi vicini con una rappresentanza di rifugiati siriani e di poveri della comunità locale il Papa «condividerà una cena frugale» sul sito del Battesimo di Gesù, sulla riva orientale del Giordano.
«Speriamo anche – aggiunge Twal – che dopo 65 anni di violenza e di occupazione, israeliani e palestinesi possano trovare vie di giustizia e vivere in pace. La presenza del Papa, la profondità delle sue parole, l’impatto mondiale che avrà la visita, credo, potranno smuovere le coscienze. Lo abbiamo già visto per la giornata di digiuno e preghiera per la Siria. Saranno tre giorni in cui risuonerà forte e alto l’appello alla pace e al dialogo».