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L’invenzione della libertà

Forse come per nessun altro periodo storico, tendiamo a pensare all’Illuminismo come a un tutto omogeneo, dominato da un pensiero unico, un po’ rigido, ma comunque positivo: la luce della ragione spazza via le tenebre dell’ignoranza e con esse la paura, l’oppressione, l’infelicità.
Starobìnski ci porta dentro il secolo dei Lumi, che si anima delle immagini frivole delle pastorelle di Watteau, dei boudoir di Boucher, dei capricci di Tiepolo, dei severi soggetti classici e dei mostri di Goya. Il titolo “L’invenzione della libertà” ripropone felicemente l’antico significato di “invenzione”, cioè ritrovamento, come quando si parla dell’Invenzione della Santa Croce”, e quello moderno di invenzione come di creazione di qualcosa di nuovo. “Il periodo storico che va dalle feste galanti all’apparizione sui campi di battaglia del motto “Libertà o morte”, può essere considerato la scena sulla quale un movimento di libertà guizza, esplode e si espande in un tragico scintillio”. Sappiamo come l’epilogo di questa vicenda non soddisfi le premesse, assistiamo a un alternarsi di abusi e di proteste. Il gusto per la vita libera si esplicita ora nel godimento sfrenato, ora nel richiamo a un rinnovamento morale. “L’uomo è nato libero” proclama Rousseau, è la società a ridurlo in catene, occorre trovare un sistema sociale in cui l’esigenza dell’ordine e quello della libertà non siano in collisione. La soluzione potrebbe essere in una nuova arte sociale. Arricciamo il naso pensando a un’utopia astratta. Ma allora il senso della parola “arte” non si era ancora ristretto, specializzato, sterilizzato. Per Locke, Montesquieu è arte quella del legislatore che regola i rapporti tra il potere del sovrano, che tende alla tirannide, e gli appetiti individuali, che si esprimono in modo anarchico. Nel corso del Settecento si impone una concezione dell’Opera d’Arte come atto per eccellenza della coscienza libera. I poeti, i musicisti, i pittori possono esprimere questo nuovo spirito anche perché esiste un nuovo pubblico, inquieto, incalzante e incazzato. David, guardando alla Roma Repubblicana, fa sorgere una radiosa Saggezza dalle macerie dell’Ancien Régime. Piranesi, dopo averne rappresentato le rovine desolate, con le sue “Carceri”, dalle scalinate a spirale che non portano a nulla, esprime l’angoscia del prigioniero chiuso in un labirinto, privato della libertà, E se la Rivoluzione francese comincia con la presa della Bastiglia, anche il popolo ha bisogno di gesti simbolici per liberarsi dagli “incubi della ragione”.

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