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La “Destra divina” di Langone è la chiave per mettere d’accordo Fini e il Cav

Caro Direttore,
l’ultimo libro di Langone, La destra divina, è la conferma che la cultura, soprattutto l’intelligenza viva, non alberga solo a sinistra. Anzi fa comprendere che l’intellettuale di “destra” è assolutamente libero, intrinsecamente irriducibile ad ogni rapporto organico con uno schieramento politico. Questo fa della “Destra divina” di Langone (edito da Vallecchi) un prodotto finissimo, una perla rarissima di questi tempi. Il titolo è il programma del cattolico antimoderno, reazionario nel senso etimologico del termine, non prono al diktat del politicamente corretto e, perciò, obbediente alla vocazione di testimone limpido della verità. Queste pagine mostrano una scrittura all’altezza del genio dissacratore di Gomez Davila: icastica e sulfurea, tipicamente ancorata all’anima dell’osservatore minuzioso. Il tutto per rappresentare una verità che esiste e palpita dentro di noi.
Non a caso il libro prende le mosse dai versi di Pasolini: “Destra divina/che è dentro di noi”. “Se nel Ventunesimo secolo – scrive Langone – c’è ancora qualcuno che considera Pasolini un autore di sinistra, è qualcuno che non lo ha mai letto”. Analogamente si potrebbe dire: se c’è qualcuno che considera Langone un autore di destra, è qualcuno che non lo ha letto. Langone al pari di Pasolini, e di altri pochi intellettuali come ad esempio Leonardo Sciascia, critica la modernità perché è ideologia. Langone illustra questo concetto preferendo il presepe all’albero di Natale, con questa divina motivazione “se il presepe è iperfigurativo l’albero tende all’astratto quindi prescinde dal reale e dall’umano”. La caratteristica principale dell’ideologia è infatti quella di separarsi dal reale, dalla vita e dell’umano. Questa radice guerriera della cultura europea, secondo la definizione di Maria Zambrano, influenza ancora, particolarmente in Italia dove l’ideologia è stata più dominante che altrove, la nostra vita civile, culturale e politica. La frattura fra popolo e intellettuali deriva dal peso preponderante dell’ideologia, che si interpone alla conoscenza della realtà. Il popolo è così privo di punti di riferimento che non siano la televisione e ciò che resta dell’influenza della Chiesa cattolica nel campo dell’educazione.
La destra divina di Langone è innanzitutto lo sforzo di guardare alla realtà senza le lenti deformanti dell’ideologia, mantenendo però la capacità di uno sguardo critico nei confronti della realtà del nostro tempo. Questo sguardo critico deriva dalla cultura cattolica. L’unica religione, secondo Langone, capace “di tenere insieme mistica e realismo, anima e corpo, infimo e sublime, grazie non alle parole dei teologi ma ai fatti del fondatore, Cristo uomo e Dio”. L’unica religione, aggiungerei, capace di tenere insieme piena accettazione della realtà e utopia, considerata come cammino verso il Regno escatologico, per citare l’indimenticabile e caro don Gianni Baget Bozzo. Questo aureo libretto ci aiuta a capire di più anche quello che sta accadendo in Italia, nel momento in cui un esponente di punta della destra come Gianfranco Fini sembra avere l’ambizione di rappresentare una nuova destra: una destra repubblicana, moderna, una destra dei diritti, molto rassomigliante però alla sinistra. Che cos’è la destra, che cos’è la sinistra, direbbe Giorgio Gaber. Io direi che una certa destra e una certa sinistra, orfane delle visioni ideologiche rassicuranti del loro passato, hanno oggi in comune un certo conformismo, una acritica accettazione della realtà, l’adesione alle mode e agli stili di vita dominanti.
Per questo Pasolini e Langone sono così simili e così vicini. Come Pasolini, Langone è in realtà un rivoluzionario che vuole elevare spiritualmente gli uomini partendo dalla realtà e senza violentarne l’umanità e la libertà. Al pari di Giovanni Lindo Ferretti, un altro lucido testimone della crisi delle ideologie e della ricerca di un nuovo fondamento della cultura, Camillo Langone ricostruisce i frammenti di una nuova visione dell’uomo e della società. Langone è agli antipodi della sinistra, ma non ama neppure una destra sciatta e nichilista. “Io con questa destra dall’egoismo infantile e senile, talpesco, cieco, con questa destra di ciucci presuntuosi, come si dice a Trani, con questa destra di furbi fessi non voglio avere nulla a che fare”. Chissà che, meditando su un libro come quello di Langone, non si trovi la chiave per costruire davvero il Pdl, e che non si trovi la strada giusta per mettere d’accordo Fini con Berlusconi?
(Da Il Foglio del 22 dicembre 2009)

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