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Il piccolo Lionel sul tetto del mondo

Roma, 27 maggio 2009. L’Olimpico è in festa. Tutto esaurito per la gara dell’anno. Sugli spalti migliaia di tifosi inglesi e spagnoli, divisi dallo stato d’animo. I primi in ansia per il pluridecorato Manchester in difficoltà, i secondi eccitati dalla prova sublime del Barcellona. Avanti 1 a 0 grazie al gol dell’imprendibile Eto’o. Mancano però ancora venti minuti. Troppi per non sperare. Ma anche per stare tranquilli. Il calcio, si sa,  gioca sempre brutti scherzi. Soprattutto in una finale. E allora serve la parola fine, perché il dominio sul campo dei blaugrana è evidente.
Arriva grazie a un folletto argentino: di nome Lionel, cognome Messi. Che sfida le leggi della fisica e grazie a uno splendido avvitamento di testa spiazza uno spaurito Van Der Sar. Roba da film di fantascienza. Due a zero. La coppa dalle grandi orecchie, ora non ci sono dubbi, è catalana.
Basta e avanza questo episodio glorioso a giustificare la conquista (tra l’altro annunciata) del pallone d’oro da parte del fantasista del Barcà.
La “pulce” ha ottenuto ben 473 voti. Dietro di lui il portoghese Cristiano Ronaldo con 273 preferenze. Un distacco abissale. Anche stavolta non c’è stata partita.
“Questo premio per me è un grande onore – ha affermato Messi – e il fatto di essere il primo argentino a vincerlo mi emoziona molto. E’ una soddisfazione molto importante per me perché tutti quelli che hanno vinto questo premio sono stati grandi giocatori e altri grandi non sono riusciti a vincerlo. Dedico questo successo alla mia famiglia che mi è sempre stata vicina nel momento del bisogno”.

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