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Il crocefisso, Pinocchio, il trans e le dimissioni di Zagrebelsky

La sentenza della Corte di Strasburgo che ha detto no ai crocefissi nelle scuole è stata all’unanimità. L’esimio professor Vladimiro Zagrebelsky non soltanto non ha difeso le radici cristiane del nostro Paese, di cui trasuda la sempre troppo citata Costituzione italiana, ma ha avuto anche il cattivo gusto di votare la sentenza. Una sentenza contro l’Italia, non contro i cattolici.
Non sappiamo quando il professor Zagrebelsky resterà ancora in carica presso la Corte di Strasburgo. Sappiamo però che è stato fatto un errore capitale indicarlo come componente della Corte e, dopo il comportamento che ha tenuto, il giudice Zagrebelsky dovrebbe dimettersi.
Di più, purtroppo, non si può chiedere. Questa sentenza, come altre prima di essa, e come molte, troppe decisioni giunte negli ultimi anni sono semplicemente il frutto avvelenato di cinquant’anni di scellerato e algido laicismo senza cervello che ha avuto come unico obiettivo quello di scristianizzare il nostro Paese. Quel laicismo ossessivo che, leggendo l’articolo firmato oggi da Marco Imarisio sul Corriere della Sera, anima gli stessi promotori del ricorso.
Ma costoro, insieme a coloro che gioiscono per questa sentenza e insieme a chi come il leader del PD Bersani ne prende oggi le distanze, dovrebbero invece, tutti, mostrare grande preoccupazione.
La decisione di Strasburgo, che ignora la Storia e la Civiltà europea, fa cantare uomini come Adel Smith, presidente dell’Unione musulmani d’Italia: «I sostenitori del crocefisso in aula dovevano aspettarselo: in uno Stato che si definisce laico non si possono opprimere tutte le altre confessioni esibendo un simbolo di una determinata confessione».
Come non capire dove stiamo andando?
Ha detto il portavoce vaticano Padre Lombardi: «Il Crocifisso – ha spiegato – è stato sempre un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza per tutta l’umanità. Dispiace che venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della libertà. Non è questo, e non lo è nel sentire comune della nostra gente». Ha ragion il portavoce vaticano. Chi, pochi per la verità, si è schierato a favore della sentenza di Strasburgo – oggi Fare Futuro Web Magazine pubblica un editoriale di Chiara Moroni guarda caso a favore della decisione della Corte – commette un errore clamoroso e dimostra, ancora una volta, di non conoscere il popolo italiano. Che, proprio in questi giorni ha dato una risposta inequivocabile, sancita da un strumento oggettivo come l’Auditel.
Pinocchio ha battuto il Grande Fratello. Il burattino di legno che attraverso il miracolo della vita sconfigge, all’inizio della sua storia, il materialismo di Mastro Ciliegia, supera l’ultima edizione trans-munita del GF. E non di poco: la favola di Collodi tiene incollati al video 7.484.000 spettatori contro i 5.535.000 degli abitanti della ‘Casa’.  Vorrà dire qualcosa per i sedicenti intellettuali di questa povera Nazione, oppure viviamo ancora in una società nella quale il furore ideologico ottenebra i cervelli?
Una nota a parte va invece indirizzata alla Chiesa cattolica. Abbiamo letto le dichiarazioni condivisibili di Padre Lombardi. Abbiamo letto con partecipazione le infuocate pagine di Avvenire cui il Predellino ha dato anche ampio risalto. Ma è un fatto che il frutto avvelenato raccolto dai laicisti nemici del Cattolicesimo, delle tradizioni giudaico cristiane del popolo italiano, dai materialisti post comunisti è stato reso possibile dai tanti, troppi errori compiuti in tutti questi anni da noi cattolici. Prima ce ne accorgiamo e meglio sarà per tutti (da il Predellino).

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