
In fondo la presenza di Paola Binetti nel Pd incarnava proprio l’attualità di questo “trasversalismo”, che avrebbe dovuto garantire ai cattolici e ai loro principi diritto di cittadinanza e di espressione nell’ambito di ogni partito e di ogni schieramento. Col tempo, però, l’impressione è che a sinistra si sia scivolati verso un mero diritto di sopravvivenza, a patto di relegare il proprio credo religioso nel ghetto della coscienza individuale. Il sostegno del Pd alla candidatura di Emma Bonino nel Lazio, e soprattutto le ragioni che l’hanno motivato, stanno a significare non solo che questo processo è in atto, ma che ha compiuto un salto di qualità. Ed evidenzia un problema più profondo: la strisciante affermazione di un secolarismo in nome del quale i principi cattolici rischiano di essere espulsi dallo spazio pubblico. E questo, proprio in un momento in cui temi come la vita e la morte, la famiglia e l’educazione, centrali nel magistero della Chiesa cattolica, si affermano prepotentemente al centro dell’agenda politica. Questa deriva, a mio avviso, rappresenta l’esatto contrario di una autentica e sana laicità, che non mette in dubbio l’autonomia delle scelte politiche rispetto al credo religioso, ma allo stesso tempo non impedisce alla fede di chiedere conto di come i suoi principi siano tutelati, e alla Chiesa di esprimersi nello spazio pubblico come attore del dibattito. Il timore che nutro è che il senso profondo di questa “laicità positiva” si stia smarrendo per lasciare spazio a una concezione intimistica della fede, indifferente a ciò che accade nel mondo reale. Per questa ragione, soprattutto nel Lazio dove la presenza di Emma Bonino rende tale deriva più evidente, i cattolici dovrebbero pretendere che le candidate dicano come la pensano su sanità, educazione, famiglia, biopolitica, restituendo ai principi lo spazio che spetta loro, e garantendosi di poter scegliere a viso aperto quale persona, quale coalizione, quale programma li rappresenta di più (Il Tempo).