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Bonaiuti e Bocchino sanno chi sono Violante e D’Alema?

Grazie a Luciano Violante per aver parlato chiaro e per aver detto che il Pd è contrario all’elezione diretta della guida politica del Paese. Le sue parole sono inequivocabili.
“Noi siamo per un regime parlamentare razionalizzato, con forti poteri del Presidente del Consiglio ma con un parlamento eletto dai cittadini, non nominato dalle oligarchie politiche come succede adesso. Siamo contrari all’elezione diretta del Presidente del Consiglio”.
Grazie a Pierluigi Bersani per aver ribadito che il Pd è per il sistema parlamentare e non per quello presidenziale e che la loro proposta è quella di Violante che esclude qualunque forma di elezione diretta sia del Capo dello stato che del premier. Anche le sue parole sono chiarissime: “Il presidente del Consiglio sa benissimo qual è la nostra posizione: superamento del bicameralismo, diminuzione dei parlamentari, nuova legge elettorale, legge sui partiti, rafforzamento reciproco dei poteri di Parlamento e governo”. Elezione diretta? Niet! Nel Pdl qualcuno sembra averlo finalmente compreso, a partire dal capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto che ha annunciato una proposta della maggioranza. Speriamo che lo capiscano anche i violantiani del Pdl come Paolo Bonaiuti e i neo dalemiani come Italo Bocchino.
Bonaiuti rivendica il merito di aver proposto per primo di ripartire dalla bozza Violante, un testo che non cambia nulla sulla giustizia, rafforza il peggior parlamentarismo, trasforma il Senato in una fotocopia della conferenza Stato-Regioni (senza peraltro abolirla), concede al premier solo la possibilità di proporre anche la revoca dei ministri ed eventualmente di chiedere lo scioglimento della Camera. In altre parole un sistema che rende istituzionali i rimpasti di governo come quelli imposti a Berlusconi nel 2005 dall’Udc di Follini. Il secondo, all’inizio di questa legislatura, si è premurato di proporre a sua firma il testo della bozza Violante, come se fosse quella la proposta del centrodestra. E oggi propone di ripartire dalla Bicamerale di D’Alema, quella che saltò proprio sulla giustizia. Oggi Violante, nella sua intervista a La Stampa, sostiene che il presidenzialismo americano è un modello serio, ma aggiunge senza troppe allusioni che Berlusconi in quel caso non sarebbe eleggibile. Naturalmente non è vero, ma Violante forse sta per preparare un altra bozza alla quale Bonaiuti e Bocchino daranno pubblicità adeguata, confermando ancora una volta la subalternità culturale nei confronti degli ex-comunisti di cui soffrono alcuni dirigenti del centrodestra. Perché solo chi è in preda alla sindrome di Stoccolma ogni volta che Berlusconi vince le elezioni si fa paladino delle proposte degli sconfitti, si chiamino Violante o D’Alema (il Predellino).

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