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Battiato, maestro buono tra tanti cattivi maestri

Franco Battiato ha inaugurato sabato a Sarzana (SP) il diciottesimo festival ‘Sconfinando’, ma questa kermesse di cultura e spettacolo nazionale e internazionale ideata dal genio femminile della sua direttrice artistica, Carmen Bertacchi, ha raggiunto da tempo la piena maturità.
Carmen è una donna straordinaria, capace di commuoversi sulle note della Cura. È tutto merito suo se Battiato ha scelto la capitale morale della Lunigiana storica come seconda data della sua tournée estiva. ‘Fleurs 2’ è un oceano di emozioni ancor prima di iniziare perchè, quando Franco Battiato sale sul palco, ‘come un filo d’erba si inchina alla brezza di maggio’ il pubblico è già conquistato. La splendida cornice di piazza Matteotti e del cinquecentesco palazzo civico fanno da sfondo ad un grande incipit che non ha nè time nè space. Si scalda piano piano, Battiato. Tra una canzone e l’altra un sorso di succo di frutta, così, per addolcire la voce. Moderno anche venticinque anni fa, Battiato, cantava – e canta – che non ‘servono eccitanti o ideologie, ci vuole un’altra vita’. È il maestro buono, Battiato, in un  mare di cattivi maestri.
Regala ad un pubblico sensibile una straordinaria canzone di Sergio Endrigo che il pubblico apprezza in tutta la sua dolcezza. Alterna successi e cavalli di battaglia con nuove proposte questo eclettico artista catanese, che non ha perso nè l’accento nè i suoni della sua Sicilia. Donne con gli occhi lucidi per un brano di Gilbert Becaou, anche se la versione francese è immensamente più bella. Ma tant’è, la piazza ligure è generosa e calorosa lo stesso con quattromila mani pronte ad applaudirlo.. E lui che rompe i silenzi con battute esilaranti. E’ caldo – tanto più sul palco – e Franco si rivolge al pubblico: ”C’è umidità come in Thailandia…”. E poi è il turno di Mario Scalambro che colpisce con i versi di Nietsche sassofonista anche se finisce per scadere in battute un po’ triviali. Dalle note di ‘Ode all’inviolato’ finiamo, brano per brano, trascinati in un vortice di poesia fatto di immagini manichee, rievocazioni ancestrali, suggestioni che introducono uno delle poesie più apprezzate, la Cura. E poi, via sui treni diretti a Tozeur. Un trionfo! Sempre l’anelito verso Dio e sempre un messaggio positivo. È ancora il Battiato di Povera Patria, vede ancora speranza. E di fronte ad un mondo saturo di parassiti senza dignità sprona tutti, giovani e meno giovani, ad essere sempre migliori, con più volontà. Quando Povera Patria arriva, Battiato la spoglia di qualsiasi polemica politica: ”questa è una canzone che, dall’Antica Grecia in poi va bene per ogni epoca. Anche fra vent’anni”. La voglia di ascoltarlo non passerà nemmeno tra vent’anni (Da ilPredellino).

 

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