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Ara Pacis attaccata dai futuristi

Un muro bianco, con chiazze rosse e verdi. Evidentemente, i colori dell’Italia.

Un gabinetto, poi, lasciato lì, sotto questa bizzarra “opera d’arte”.

Significato? Si potrebbe interpretare come il quadretto di un’Italia dai buoni propositi, che tende verso l’alto, come i palloncini colorati che sono stati lanciati per macchiare il muro. Ma anche un’Italia di palloni gonfiati, di buoni a nulla. E questo si raccorderebbe al punto finale, rappresentato dal fantomatico gabinetto, al quale in modo grottesco verrebbe paragonata la nostra patria. O forse si riferivano più grettamente all’opera architettonica di Richard Meier? La tanto contestata “scatola” di acciaio, travertino, vetro e stucco che racchiude l’altare augusteo? Rimando a voi la questione.
Fatto sta che ieri a Roma non è stata fatta un’opera d’arte. Non un atto di eroismo da incoraggiare o di cui vantarsi in giro, ma puro e semplice vandalismo. Una sollecitazione dell’opinione pubblica mal fatta che si avvale del compimento di atti contrari alla legge e lesivi di beni di somma importanza storica per comunicare idee futili o comunque non giustificabili altrimenti.
I sospetti ricadevano tutti sul famigerato “uomo delle palle colorate”, il Graziano Cecchini responsabile di aver colorato Fontana di Trevi di rosso e di aver fatto precipitare una cascata di palline dalla scalinata di Piazza di Spagna. Come si definisce lui, un “futur-rista”. Interrogato, costui si dissocia dall’evento, non disdegnando però dal commentare positivamente l’accaduto, ritenendolo «un bel gesto, di quelli che se ne dovrebbero compiere almeno uno al giorno». E ancora: «Forse è un segno che gli italiani sono stanchi di un paese fatto solo da showgirls e dalle balle raccontate dai politici di ogni fazione».
Nonostante la “bontà” degli intenti, peraltro opinabilissimi, rimane il fatto che imprese di questo tipo sono solo e soltanto segni di inciviltà, non giustificabili in alcun modo, come ha ribadito anche il sindaco Alemanno. Esistono dei canali istituzionali attraverso i quali comunicare il proprio pensiero. Se ogni movimento culturale o politico facesse proselitismo in questo modo, l’Italia ripiomberebbe sicuramente nell’anarchia postbellica.

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