Politica

“Rossi” e orgogliosi: viaggio all’interno della corrente di Magistratura democratica

La corrente di Bruti Liberati, Violante, Cascini, Pepino si è riunita a congresso per leccarsi le ferite dopo la sconfitta alle elezioni per il Csm. In vista le elezioni interne all’associazione magistrati, previste tra meno di un anno. Md potrebbe chiedere la presidenza dell’Anm sostituendo Palamara (Unicost).
È rimasta una sinistra che parla un linguaggio di sinistra ed è orgogliosa della propria identità. Una sinistra capace di far inorgoglire Nanni Moretti. Solo non stiamo parlando di una forza politica ma di una corrente della magistratura. Non stiamo parlando del Pd ma di Md: Magistratura democratica.
La corrente che esprime il segretario dell’associazione magistrati, Giuseppe Cascini, si è riunita a congresso dopo la cocente sconfitta elettorale in occasione del rinnovo del consiglio superiore della magistratura per rilanciare la propria azione in vista delle elezioni per il consiglio direttivo dell’Anm che si terranno tra un anno, nell’autunno del 2011. Il Punto è in grado di guidare i propri lettori all’interno della più nota tra le correnti della magistratura
A riconoscere la portata clamorosa del calo di consensi per Md è la stessa segretaria nazionale, Rita Sanlorenzo, nella sua relazione introduttiva all’assise svoltasi nei giorni scorsi a Napoli: «la scelta di anticipare il nostro congresso è maturata all’indomani di una innegabile sconfitta di Magistratura democratica, con la perdita di un rappresentante su quattro, e l’ulteriore riduzione della nostra componente, risultato questo che replica quello di quattro anni fa. Non solo una perdita, inequivocabile, ma la conferma di un trend, a cui occorre da subito apportare efficaci rimedi, pena l’ulteriore riduzione della nostra rappresentanza destinata di questo passo all’irrilevanza, o poco più». La franchezza di Sanlorenzo ha spiazzato tutte le altre correnti, da Unicost a Magistratura indipendente, e dimostra la straordinaria capacità di questo gruppo associativo di rispondere alle sfide più difficili.
Sanlorenzo rivendica collocazione propria e della sua corrente a sinistra: «All’incapacità di opporsi al dilagare di questo progetto culturale (l’offensiva berlusconiana sul fronte giustizia) si deve riconnettere gran parte della crisi della sinistra italiana, perdente e divisa, priva oggi anche di una parte della propria rappresentanza a livello parlamentare, oggi più che mai impegnata in un faticoso, e sin qui frammentario, percorso di ricostruzione attraverso l’apertura di una pluralità di “cantieri”, “fabbriche”, fondazioni, assemblee, stati generali, che però a tratti sembra dedicata più alla ricerca del carisma di un leader che alla elaborazione di una strategia programmatica. Parlo di ciò – prosegue con durezza Sanlorenzo – perché, e non poteva essere diversamente, di questa crisi più generale è parte la nostra crisi. L’orgogliosa affermazione delle origini di essere “giudici a sinistra” oggi sperimenta la difficoltà, sul terreno della politica generale, delle forze tradizionalmente di sinistra nel rendere riconoscibile un sistema di valori, principi, strategie».
Sanlorenzo scuote una corrente forte, radicata, che ha fatto la storia della magistratura associata, parlando da leader uscente. Il congresso ha eletto il consiglio nazionale che presto voterà il nuovo segretario. È praticamente certa la nomina di Luigi Marini, magistrato cassazionista, esponente di lungo corso di Md e componente del Csm dal 2002 al 2006.
Come in ogni momento di crisi, anche dentro Magistratura democratica si manifestano divisioni e contrasti. Li descrive con rara autoironia un big come il procuratore generale della Repubblica di Firenze, Beniamino Deidda: «Quando incontro un collega di Md, della nostra corrente, vengo assalito da atroci dubbi: sarà un efficientista? Sarà un identitario? E cerco nei suoi discorsi un segno, una traccia che mi faccia capire se è un amico di un amico di Cascini o se va a pranzo con Beppe Santalucia».
Pur divisa, così come fecero i Ds, anche Md lavora ad un soggetto nuovo che, per la verità, si è già presentato più volte alle elezioni del Consiglio superiore per il seggio della Cassazione.
Si tratta del cartello “Area” che raccoglie insieme Magistratura democratica e la componente dei cosiddetti “Movimenti”, gruppo associativo che si richiama politicamente ai laici di centro sinistra e in particolar modo ai Verdi. Grazie al cartello Area Md e Movimenti hanno ancora una volta prevalso nelle elezioni per il Csm su Magistratura indipendente. Ciò tuttavia è avvenuto con l’elezione del magistrato cassazionista Aniello Nappi che è risultato il primo degli eletti ma che è un esponente non di Md ma dei Movimenti.
Il malumore serpeggia all’interno della corrente e c’è chi tra le toghe mette in evidenza le dimissioni di uno storico leader di Md dalla magistratura. L’ex “capogruppo” di Md a palazzo dei Marescialli, Livio Pepino, che ha pubblicato di recente con i pm Ingroia e Spataro il libro “Giustizia” con l’editore Laterza, ha scelto di fare un passo indietro dopo anni ed anni di battaglie sulla barricate.
L’intendimento di una parte delle cosiddette “toghe rosse” è quella di proseguire nel progetto politico di Area, mentre altri sono convinti che sia necessario rilanciare Md. Tra le voci più autorevoli intercettate dal Punto c’è il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati: «le ragioni di una sconfitta inequivoca e cocente sono indubbiamente molteplici: il mondo cambiato, la politica italiana impazzita, le forze progressiste dilacerate e ammutolite sono tutti fattori che hanno influito». Poi l’ex presidente dell’Anm non lesina critiche alla corrente di maggioranza relativa tra le toghe, Unità per la Costituzione (Unicost): «oggi Unicost si trova ad affrontare la vicenda P3 che coinvolge la sua dirigenza di pochi anni addietro, per non dire di Toro (Achille Toro, il magistrato dimessosi dalla magistratura dopo essere stato indagato dalla procura di Perugia per rivelazione del segreto di ufficio nell’inchiesta, ndr), già presidente del gruppo. A prescindere dall’accertamento di eventuali responsabilità penali e non essendovi spazio per procedimenti disciplinari (per le dimissioni degli interessanti dalla magistratura, ndr) rimane che si tratta di comportamenti deontologicamente gravemente censurabili e Unicost non potrà eludere il tema. Denunciamoli con forza questi comportamenti – prosegue Bruti Liberati – ma cerchiamo di essere capaci di distinguere coloro che negli ultimi anni hanno cercato di rinnovare la dirigenza di Unicost. Bruti Liberati, insomma, solleva berlinguerianamente una “questione morale” tra le toghe, chiamando in causa anche pezzi da novanta della corrente del presidente Anm Palamara come Alfonso Marra (già presidente della Corte d’Appello di Milano dimessosi a seguito dello scandalo P3, ndr) e Antonio Martone (già presidente dell’Anm).
A conferma di un clima non propriamente amichevole tra le due componenti che sono maggioranza sia al Csm che all’Anm basta ascoltare un passaggio del saluto del segretario di Unicost, Marcello Matera, al congresso di Md: «Alla domanda – retorica? – di Rita Sanlorenzo se ci sia ancora bisogno di Md, la risposta è ovvia. C’è bisogno di Md come c’è bisogno di ogni altra e diversa identità culturale funzionale al sistema della giurisdizione autonoma».
Bruti Liberati è senza dubbio il più duro nell’analizzare la sconfitta alle elezioni, ma anche il più determinato nell’indicare – come la definisce lui – «una nuova prospettiva di lavoro per Md», criticando anche «un approccio ideologico e avulso dalla realtà».
Il tema del rapporto con i problemi della giustizia è ricorrente. Anche Luciano Violante lo ritiene centrale, per la credibilità stessa dell’Anm. L’ex magistrato, giudicato dall’entourage berlusconiano come il più autorevole punto di riferimento della magistratura nel mondo politico, sostiene infatti: «l’Anm ricade nello stesso errore che aveva compiuto all’epoca del referendum popolare sulla responsabilità civile (1987) e si comporta come se fosse una vociante controparte del mondo politico. Non si domanda se le leggi sgradite non abbiano una ragione politica con la quale sia necessario confrontarsi, non necessariamente per approvarle, ma almeno per opporsi con maggiore autorevolezza, o meglio per proporre soluzioni alternative».
Tornando al dibattito interno alla corrente, in Md è emersa la necessità di riappropriarsi di un ruolo da protagonista dentro all’Anm dopo gli “anni d’oro” in cui il sindacato unico delle toghe era guidato da figure come Bruti Liberati ed Elena Paciotti. Dice a tal proposito il procuratore Deidda: «è fondamentale che stiamo dentro l’associazione facendo ciò che hanno fatto benissimo Elena Paciotti ed Edmondo Bruti Liberati, per citare i due esempi più luminosi che dell’azione associativa che ci ha fatto riscuotere consensi dentro e fuori l’Anm». Un’ipoteca di Md sul futuro di Palamara?
Marcello Matera, leader di Unicost, fiuta l’aria e puntualizza: «Non mi sorprende che si rivendichi da parte di Md una maggiore soggettività politica – o forse meglio una maggiore visibilità politica – nel governo dell’Anm. Non è una novità, fa parte della diversa ottica che contraddistingue Md da Unicost». Palamara riuscirà a resistere al nuovo corso di Magistratura democratica?

I numeri di Md
Magistratura democratica ha circa 900 aderenti in tutta Italia.
Gli Organi di Magistratura democratica sono:
– Il Congresso costituito da tutti gli iscritti, che possono partecipare personalmente o a mezzo di delegati eletti secondo le norme dello statuto dell’Anm; ogni delegato non può rappresentare più di dieci aderenti;
– Il Consiglio Nazionale composto da venti consiglieri, dieci uomini e dieci donne, eletti ogni due anni durante il Congresso;
– Il Comitato Esecutivo composto dal Segretario Generale e da nove membri, eletti fra i componenti del Consiglio Nazionale; è presieduto dal Segretario Nazionale;
– Le sezioni, costituite nell’ambito territoriale di ciascun distretto di corte d’appello o di più distretti finitimi; ogni assemblea di Sezione designa al suo interno un Segretario; le sezioni hanno una loro autonoma organizzazione interna.
 
(Dal settimanale Il Punto). 

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