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Alitalia/ Lupi: «Poste partner, non aiuto di Stato»

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Scritto da vocealta

alitaliaPer Alitalia, Poste Italiane non è «un aiuto da parte del pubblico» ma «un’azienda sana che può fare da partner industriale in un settore sempre più complementare». Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi: «Ricordo – ha aggiunto – che Poste si occupa di tutto il tema dei cargo, di e-commerce e di sinergie».

Al contempo Air France resta «il principale possibile partner internazionale di Alitalia. Vediamo cosa farà sull’aumento di capitale, altrimenti si dovrà cambiare partner» ha aggiunto Lupi: «In uno scenario che in questi cinque anni è completamente cambiato – spiega il ministro – crediamo non ci possa più essere una sola compagnia di bandiera, ma ci debba essere una grande alleanza internazionale». L’Italia è «un punto fondamentale per il trasporto aereo internazionale» e Air France «in questi anni è stata individuata come il partner principale».

Sulla vicenda Alitalia, stamane è intervenuto anche l’ad di Eni, Paolo Scaroni, il quale a margine di una conferenza stampa a Bruxelles ha osservato che se la soluzione individuata per il salvataggio «e’ affidabile, non fermeremo i rifornimenti». «Nel momento in cui abbiamo la sicurezza che Alitalia esisterà, per noi diventa un cliente come tutti», ha chiarito Scaroni. I crediti di Eni nei confronti di Alitalia sono di circa 100 milioni: «Di questi – ha spiegato – 60 sono garantiti, non crediti da un punto di vista amministrativo, e 40 sono quello che ci deve Alitalia». Il problema, ha aggiunto, «non sono le cifre che ci spaventano» ma il fatto «che noi non possiamo vendere a delle società di cui non siamo sicuri che esisteranno fra uno, due, tre o quattro mesi».

Fortemente dubitativo è il giudizio del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi: «Sono sempre molto perplesso di fronte agli interventi della mano pubblica in una società privata. Se è un cerotto per tamponare una situazione di emergenza passi, ma servirà a fare una volta per tutte una riflessione seria per avere un piano di medio-lungo termine». Squinzi ha aggiunto che «forse l’Italia è diventata un paese troppo piccolo per permettersi una grande compagnia di bandiera, quindi bisogna fare qualcosa per questo».

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