“Lasciarsi toccare dalla storia di tanti nostri fratelli e sorelle in difficoltà, che hanno il diritto sia di emigrare sia di non emigrare…l’integrazione è faticosa, ma lungimirante: prepara il futuro che, volenti o nolenti, sarà insieme o non sarà” con queste parole Papa Francesco ha toccato il tema dell’integrazione in occasione dell’ultima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.
Tra gli esempi di politiche per l’accoglienza c’è Opera Nazionale per le Città dei Ragazzi.
Tante le storie di integrazione che hanno visto coinvolti migliaia di minori non accompagnati.
C’è per esempio Jalal, afgano arrivato adolescente in Italia nascosto nel cassone di un tir, che oggi è un affermato sarto in una delle boutique più belle del centro di Roma. Abdi invece è scappato dalla Somalia durante la guerra civile e dopo il percorso di apprendistato è diventato un falegname verniciatore presso una falegnameria artigiana, che produce strutture in legno per divani e mobili su misura. Hamed, egiziano, rimasto in balia per diversi mesi dei trafficanti di uomini in Libia una volta in Italia è stato accolto e ha imparato il lavoro del parrucchiere, sogna un giorno di aprire un negozio tutto suo con un reparto di estetica.
Come detto dal 1953 ad oggi sono migliaia i giovani accolti e seguiti da Fondazione Opera per le Città dei Ragazzi, minori in condizioni di abbandono e povertà materiale ed educativa.
La struttura, un grande complesso in via della Pisana voluta da Monsignor Joseph Patrick Carroll, è l’esempio di come l’integrazione si possa costruire con percorsi codificati quando si tratta di minori non accompagnati.
Mediamente ogni anno 40 ragazzi adolescenti, divisi in quattro gruppi appartamento, vivono all’interno della Città dei Ragazzi. I ragazzi accolti provengono da oltre 20 Paesi, in maggioranza dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Europa dell’Est.
L’Opera si occupa in modo integrale della loro tutela e della loro crescita umana e sociale.
“L’esperienza maturata dalla Città dei Ragazzi nell’accoglienza, nell’educazione interculturale e nell’inserimento sociale di questi soggetti – spiega Fabio Incastrini, Presidente di Oncr – è ormai un patrimonio di conoscenze e di saperi che è messo quotidianamente a disposizione degli enti locali a livello nazionale”.
Qui si adotta un modello di intervento denominato “Autogoverno” che li forma alla responsabilità e alla convivenza civica. Per ciascun ragazzo è predisposto un progetto educativo individuale personalizzato che prevede obiettivi socio-assistenziali, psico- educativi e formativi, in vista del loro inserimento nella società.
“Elemento caratteristico della Città fin dalla fondazione – continua Incastrini – è la pedagogia dell’autogoverno che invita e sfida i giovani a partecipare attivamente alla gestione quotidiana della loro comunità. In un ambiente di amore e di servizio vengono aiutati a scoprire le loro doti personali e gli autentici valori che danno un vero significato alla vita. Oggi il metodo dell’autogoverno è stato rivisto e adattato alle recenti normative in tema di tutela e assistenza dell’infanzia”.
L’obiettivo primario è quello di far acquisire ai ragazzi la licenza di scuola di secondo grado, le scuole medie, ma nella struttura vengono organizzati corsi di formazione professionale che garantiscono uno sbocco concreto nel mercato del lavoro.