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Vaticano, inizia oggi il processo contro l’ex presidente dello Ior

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È iniziato oggi presso il tribunale del Vaticano il processo che vede alla sbarra l’ex presidente dell’Istituto per le Opere di Religione, Angelo Caloia, oggi 78enne. Già in un comunicato diramato lo scorso 26 febbraio lo Ior aveva fatto sapere che su richiesta del Promotore di Giustizia il tribunale aveva rinviato a giudizio «un ex presidente dello Ior nonché un legale di sua fiducia per i reati di peculato e autoriciclaggio». I nomi non erano stati esplicitati, ma oltre a quello di Caloia oggi conosciamo anche quello del «legale di sua fiducia», Gabriele Liuzzo, ormai 94enne. 

L’accusa sostiene che tali reati sarebbero stati commessi fra il 2001 e il 2008 «nell'ambito della dismissione di una parte considerevole del patrimonio immobiliare dell'Istituto per le Opere di Religione con un danno patrimoniale superiore ai 50 milioni di euro». Il processo era stato inizialmente fissato per il 15 marzo, ma è stato spostato a oggi su richiesta delle parti. Lo Ior si è costituito parte civile. Secondo quanto riferiscono Baptiste de Franssu e Gianfranco Mammì, rispettivamente Presidente e Direttore generale dell’Istituto, la decisione del rinvio a giudizio «è stata adottata all'esito delle indagini avviate nel 2014 a seguito di una denuncia presentata dallo stesso Ior ed è un importante passo che conferma, ancora una volta, l'impegno profuso negli ultimi quattro anni dal management dello Ior, per attuare una governance forte e trasparente nel rispetto dei più rigorosi standard internazionali e la volontà dell'Istituto di continuare a perseguire, attraverso il ricorso alla giurisdizione civile e penale, qualunque illecito ovunque e da chiunque commesso ai suoi danni».

Già a dicembre del 2014 l’agenzia Reuters aveva annunciato che delle indagini interne erano state avviate l’anno precedente su impulso dell’allora presidente dello Ior, Ernst von Freyberg, e del magistrato del Vaticano Gian Piero Milano. La prima mossa era stata quella di congelare milioni di euro nei conti di Caloia, Liuzzo e Lelio Scaletti. Quest’ultimo era l’allora direttore generale dell’Istituto, poi deceduto. I tre erano sospettati di appropriazione indebita di denaro in occasione della vendita ad acquirenti prevalentemente italiani di 29 immobili di proprietà dello Ior

Secondo Reuters, nel provvedimento che congelava i fondi dei tre indagati il promotore di giustizia sosteneva che questi avessero regolarmente ridimensionato il ricavato delle vendite nei bilanci dell’istituto, per ricevere poi in separata sede la differenza in contanti. Alcuni di questi soldi erano stati versati in un conto presso una banca romana, non rilevato però dal bilancio dello Ior. Secondo l’agenzia britannica il danno ammontava a 57 milioni e fu poi proprio il Vaticano a confermare l’esistenza dell’indagine. 

Angelo Caloia è un economista di origini lombarde, e guadagnò la poltrona sotto il pontificato di Papa Giovanni Paolo II, quando era Segretario di Stato Agostino Casaroli. Si dimise poi nel 2009, sotto Benedetto XVI e Tarcisio Bertone alla Segreteria di Stato, a seguito delle denunce contenute nel libro firmato da Gianluigi Nuzzi, «Vaticano Spa». Proprio in un libro, poi, Caloia aveva fieramente elogiato il lavoro dell’Istituto. All’interno di «Finanza bianca», a firma di Giancarlo Galli, l’ex presidente aveva infatti detto: «Vigiliamo come pochi, almeno da quando mi sono insediato. Con orgoglio affermo che lo Ior è attualmente più trasparente di qualunque altra istituzione finanziaria». Caloia aveva risposto alle accuse dicendosi innocente e «vittima di operazoni ideate da altri e da lui solo avallate» nella veste di presidente dello Ior.

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