Alla questione sull’apertura dei corridoi umanitari in Ucraina, si aggiungono gli sviluppi del conflitto militare e tra Mosca e Kiev continuano a emergere dissidi.
Mosca potrebbe evitare di alimentare ulteriormente il sentimento anti-russo che sta dilagando dall’inizio dell’operazione militare contro l’Ucraina. L’evacuazione dei civili, infatti, permetterebbe alla Russia di evitare di colpire civili disarmati, donne, bambini e anziani, inoltre, le forze militari potrebbero scontrarsi al di fuori delle aeree urbane. Per il Cremlino queste sono opportunità non trascurabili.
Le città svuotate dai civili renderebbero possibili gli attacchi ai principali obiettivi strategici delle singole zone urbane attraverso le forze aeree, limitando le potenziali vittime. Tuttavia, finché i centri urbani continuano ad essere il rifugio per numeri cospicui di civiili, la Russia è costretta ad aggirare questa strategia per portare avanti il conflitto, cercando di limitare le perdite dei propri militari.
In questo contesto, il quotidiano “Al Arabi al Jadid” ha reso nota la notizia secondo cui alcuni membri del gruppo paramilitare Wagner di stanza in Siria sarebbero stati trasferiti in Ucraina per unirsi alle forze russe. Secondo le fonti citate dalla testata, negli ultimi 15 giorni la Russia avrebbe portato nel Paese circa 500 miliziani del gruppo Wagner schierati nelle zone dei giacimenti petroliferi di Palmira e del giacimento di gas di Shaer, nella campagna orientale di Homs. I miliziani sarebbero stati prima trasferiti presso la base siriana di Hmeimim, a sud est della città costiera di Latakia, e poi avrebbero raggiunto l’Ucraina.
Di ieri, invece, è la notizia che riporta di operazioni russe per assoldare veterani dalla Siria esperti nel combattimento urbano per sostenere l’offensiva contro le principali città dell’Ucraina orientale. Il quotidiano americano “Wall Street Journal”, ha citato quattro fonti anonime dell’amministrazione presidenziale statunitense che avrebbero riferito di un’offerta tra i 200 e i 300 dollari da parte della Russia per i volontari che accettino di operare in territorio ucraino a turni di sei mesi. Secondo queste fonti, un numero imprecisato di combattenti siriani si troverebbe già in Russia per unirsi alle operazioni militari in corso nel territorio dell’Ucraina.
Diversi filmati pubblicati, in effetti, come nel fronte del Donbass, l’area sud-orientale dell’Ucraina, in prima linea ci fossero i combattenti ceceni, riconoscibili dalla lettera “V” esposta sui loro mezzi militari, seguiti dalle milizie filorusse di Donetsk e Luhansk. Le forze russe, invece, sembrano operare solo nelle retrovie, svolgendo soprattutto compiti di copertura aerea.
Lo scenario visto nel Donbass rischia di ripetersi anche a Kiev: nonostante i convogli ferroviari organizzati nei primi giorni dell’operazione militare russa e i corridoi umanitari concordati la scorsa settimana dopo il secondo round negoziale fra le delegazioni di Mosca e Kiev, nella capitale Ucraina è presente ancora un gran numero di civili.
Da giorni, peraltro, la situazione nel centro cittadino è bloccata – più o meno da quando il convoglio di mezzi corazzati russi lungo oltre 60 chilometri si è fermato a circa 30 chilometri di distanza – mentre proseguono i combattimenti nei sobborghi, in particolare quelli a nord ovest: Bucha, Irpin e Hostomel. Quest’ultimo sobborgo, peraltro, è sede dello strategico aeroporto dove nei primi giorni dell’offensiva militare si sono viste le “V” che contraddistinguono i combattenti ceceni, anche in quest’occasione inviati in prima linea.