Salute Today

Tumore allo stomaco, la nuova tecnica delle membrane contro le recidive

Scritto da vocealta

L’idea è quella di rimuovere in blocco il tumore e ogni suo focolaio, asportando non solo lo stomaco ma anche quell‘insieme di membrane che come un “sacchetto” avvolgano l’organo, lo fissano alla parete addominale e contengono i suoi linfonodi, nervi e vasi sanguigni, con l’obiettivo di limitare il rischio di recidive.

Questa innovativa tecnica chirurgica per trattare i tumori gastrici nasce in Cina, ed è da poco arrivata anche nel nostro paese. Il primo ad introdurre la metodica è stato il gruppo MultiMedica, e ad oggi sono oltre un centinaio i pazienti italiani operati con questo approccio.

In generale, il tumore allo stomaco è la quinta neoplasia più comunque al mondo, e la terza causa di decesso per tumore. I pazienti che ne sono affetti lamentano disturbi riconducibili ad una semplice gastrite e ritardano esami più approfonditi. Dunque molto spesso si scopre questo tumore in uno stadio della malattia avanzato o metastatico.

La tecnica chirurgia delle membrane, è stata sviluppata al Tongji Cancer Center di Wuhan, che risulta essere il punto di riferimento in Asia per la cura del tumore allo stomaco, e conta 2.000 interventi l’anno. Tale tecnica cerca di raggiungere una maggiore radicalità dell’intervento non solo grazie all’asportazione dello stomaco, e dei linfonodi loco regionali, ma anche di quelle strutture connettivali che rappresentano i piani all’interno dei quali si sono sviluppati i vasi sanguigni e linfatici di pertinenza dello stomaco.

Questo metodo, nasce per cercare di rispondere a quei pazienti che nonostante il trattamento chirurgico, sviluppano una recidiva locale, a causa probabilmente della diffusione del tumore proprio in quelle membrane di collegamento tra stomaco e parete addominale. Intanto in Cina è in corso una sperimentazione i cui risultati preliminari hanno confermato la sicurezza della tecnica delle membrane, dunque si tratta di aspettare i dati relativi alla sopravvivenza a 3 anni dall’intervento.

 

Riguardo l'autore

vocealta