Today

Scajola libero dopo 552 giorni: “Così mi hanno incastrato”

Scajola

Dal giorno del suo arresto per il caso Matacena, ha trascorso due mesi a Regina Coeli, sei mesi di domiciliari e poi il divieto di uscire da Imperia. Ora, 552 giorni dopo, Claudio Scajola è un uomo libero. Il tribunale di Reggio Calabria ha revocato ogni limitazione alla sua libertà.Il processo continua, ma lui incalza: «Per il reato contestato, la “procurata inosservanza di pena”, la pena minima è di 3 mesi. Ho già vissuto da”ristretto” 6 volte tanto» . O ra non ha più vincoli… «Non è una cosa che mi emoziona. Quello che finora è emerso dalle udienze svolte è la superficialità, se non peggio, di questa inchiesta».

Accusa dura.

«Nell’ultima udienza il comandante della Dia ha ammesso che non esiste, una sola telefonata diretta tra Chiara Rizzo (la moglie dell’ex parlamentare di Forza Italia latitante negli Emirati, ndr) e me in cui si parli di aiutare Matacena nella fuga in Libano. E che sono stati presi anche dei granchi: pensavano usassimo un linguaggio cifrato quando facevamo riferimento a “mamma”. Non era un nome in codice per indicare Amedeo, parlavo proprio di mia madre».

Però c’è il mistero del fax trovato nel suo ufficio e attribuito all’ex presidente libanese Amin Gemayel, con una nota di interessamento a Matacena. Ai tempi del suo arrestato è stato giudicato una “prova regina” a suo carico.

«Quel fax è un falso. C’è solo una sigla che è stata attribuita a Gemayel. La stessa Dia ha confermato che è stato spedito da una tabaccheria in Libano. Da una tabaccheria! Di più: abbiamo scoperto che quel foglio, che lo stesso ex presidente ha smentito di aver mai inviato, non è nemmeno agli atti. E, richiesto dai miei avvocati, è stato risposto che nessuno ha mai pensato a interrogare Gemayel per rogatoria».

 

Intervista di Marco Menduni (Il Secolo XIX, 13-11-2015)

 

 

Riguardo l'autore

Super User