Il governo è impegnato nella formulazione di una riforma al sistema giuridico italiano. Un tema caldo su cui si scontrano le differenti posizioni del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico.
A seguito del terzo vertice notturno a palazzo Chigi tra i principali alleati di governo (M5S, PD, Italia Viva e Liberi e Uguali) alla presenza del premier Giuseppe Conte, è stato approvato il disegno per la formazione del processo civile quale «una riforma che dimezza i tempi del processo», come affermato dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Tuttavia il ministro non è disposto ad assecondare le richieste dei dem, generando una nuova situazione di crisi tra le forze politiche.
Il partito di Nicola Zingaretti infatti richiede il rinvio della prescrizione, diventata legge con la Spazzacorrotti (che entrerà in vigore da gennaio 2020), trovando tuttavia le porte chiuse. Una richiesta duplice, che concerne sia il sistema di prescrizione attualmente in uso, il quale fissa per ogni reato un tempo per esercitare l’azione penale, sia l’introduzione di una prescrizione “processuale”, che prevede una durata massima di due anni in Appello e uno in Cassazione, con una distinzione in caso di condanna e di assoluzione (ovvero uno sconto di pena nel caso di condanna qualora il processo in Appello sia durato più di due anni e dall’altro la libertà definitiva in caso di assoluzione).
Il ministro tuttavia ha rifiutato la proposta dei dem, i quali tuttavia sono disposti ad approvare la riforma solo a fronte di questa introduzione e al contempo maggior garanzie sul cosiddetto “processo rapido”. Bonafede sostiene invece che «i cittadini non possono più aspettare, ormai è il momento di partire» e propone due soluzioni; la prima prevede per gli assolti in primo grado «una corsia preferenziale in appello, una trattazione urgente, che durerà solo pochi mesi», mentre la seconda prevede un’agevolazione alla «possibilità di accedere all’indennizzo, che già esiste, qualora ci sia uno sforamento dei termini».
Alla Camera nel frattempo Forza Italia, per voce del responsabile di Giustizia, Enrico Costa, è pronta a presentare una proposta di legge sul “processo breve”, la quale potrebbe essere accolta anche dal PD.