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Putin in visita in Crimea e a Mariupol, l’ira del governo ucraino

Scritto da vocealta

All’indomani del mandato di arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale, Putin ha risposto con una mossa “a sorpresa”, visitando prima la Crimea per celebrare i nove anni dall’annessione illegale della penisola al territorio della Federazione Russa, e poi la città di Mariupol.

Ad oltre un anno dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, Mariupol rimane infatti l’unica grande città caduta in mano alle truppe di Mosca, un “bottino” ottenuto dopo settimane di feroci combattimenti, culminati con la guerriglia nell’acciaieria Azovstal. Il sopralluogo del leader del Cremlino, il primo in Donbass dall’inizio dell’”operazione militare speciale”, assume dunque molteplici significati. Da un lato, suona come un atto di sfida alla comunità internazionale, in linea con l’ultima esternazione del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo ed ex presidente della Federazione, Dmitry Medvedev, che aveva definito il mandato di arresto emesso dall’Aja come “carta igienica”. Dall’altro, il messaggio è rivolto al popolo russo e alle comunità russofone in Ucraina, in un tentativo di dimostrare che gli obiettivi militari co20ntinuano ad essere raggiunti.

L’agenzia di stampa russa Tass ha dunque raccontato con toni provvidenziali la visita di Vladimir Putin nei territori occupati, mostrando un presidente in pieno controllo della macchina bellica e, al tempo stesso, attento alle necessità dei civili. Quest’ultimo aspetto si è tradotto nella promessa di costruire nuovi palazzi residenziali e un nuovo ospedale a Mariupol, omettendo però di ricordare che la distruzione quasi totale della città e il bombardamento del reparto pediatrico dell’ospedale siano stati proprio opera delle truppe russe.

Dal canto suo, il governo di Kiev ha indicato il cinismo del leader russo per bocca del ministro della Difesa, paragonando Putin ad un ladro che visita la martoriata città di Mariupol di notte.

La minaccia finale di Vladimir Putin è stata poi la disponibilità nell’arsenale russo di armi ipersoniche, non ancora utilizzate, a suo dire, nel conflitto in Ucraina, ma sempre pronte a difendere i territori della Federazione e quelli annessi illegalmente a partire dal 2014.

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