Circa 35mila espatriati irlandesi si stanno recando nel loro Paese per votare. Arrivano soprattutto dalla Gran Bretagna, dove i cittadini irlandesi sono il terzo maggior gruppo etnico straniero dopo polacchi e romeni, e dagli Stati Uniti, meta favorita durante le grandi migrazioni del secolo scorso. Il referendum punta a cancellare la norma costituzionale che vieta l'interruzione volontaria di gravidanza praticamente in qualsiasi circostanza. Si tratta del famoso ottavo emendamento: un articolo aggiunto sempre tramite referendum nel 1983, che di fatto impedisce l'aborto anche in casi estremi come lo stupro, l'incesto o le malformazioni del feto
Il voto degli espatriati influenzerà sicuramente l’esito della consultazione popolare. In base alla legge irlandese possono votare soltanto i cittadini che risiedono all’estero da non più di un anno e mezzo. Per questo, fra gli immigrati da lungo corso negli Usa, che dunque non voteranno, è partita una colletta per pagare il viaggio a chi ha diritto di partecipare al voto ma non aveva necessariamente i soldi per il biglietto aereo. Questo dato fa sicuramente comprendere quanto il referendum costituzionale sia atteso e sentito da tutti gli irlandesi.