(9Colonne) Roma, 23 feb – Sono oltre 2 milioni i NEET in Italia, ragazzi e ragazze che non studiano e non lavorano. Gli ultimi dati Istat (2021) confermano un fenomeno allarmante che interessa il 24% dei giovani. Un numero in crescita rispetto al 2020: più di 97 mila ragazzi nell’ultimo anno sono usciti da percorsi lavorativi o di studio. È il dato peggiore in Europa dopo Turchia, Montenegro e Macedonia. Sul fenomeno ha gravato la pandemia COVID19 che ha avuto ripercussioni importanti sulle nuove generazioni, dall’aumento dell’insicurezza nello studio e nel lavoro, ai problemi legati alle relazioni sociali e alla salute mentale, resi ancora più rilevanti dalla mancanza di misure a sostegno del reddito e dell’occupazione giovanile.
La situazione peggiora se guardiamo al differenziale di genere: è inattivo il 25% delle ragazze in Italia, contro il 21,3% dei ragazzi. Secondo una ricerca OCSE (2021) le giovani donne hanno meno probabilità di trovare un impiego rispetto ai loro coetanei uomini. Nel nostro Paese solo il 30% delle donne tra i 25 e i 34 anni con un diploma di istruzione secondaria di primo grado ha trovato un impiego nel 2020, rispetto al 64% degli uomini. Il divario di genere è evidente anche rispetto al fenomeno NEET. Per questo motivo la quarta edizione di “Lavoro di Squadra“, progetto promosso da ActionAid a Milano nell’ambito della prevenzione e del contrasto alla povertà giovanile, si focalizza su ragazze e giovani che si identificano con il genere femminile, tra i 16 e i 25 anni che rientrano nella condizione di NEET.
«La condizione di NEET deriva e porta a situazioni di disagio sociale. Ma sono le giovani a vivere situazioni di marginalizzazione maggiore e più in generale a soffrire di una minore soddisfazione rispetto alla propria vita. Questa situazione più dura nel tempo e più è dannosa. Diventa quindi fondamentale promuovere politiche e progetti sul territorio che possano dare nuova fiducia alle ragazze NEET per aiutarle a uscire da questa condizione di fragilità e diventare di nuovo protagoniste del loro futuro» afferma Chiara Parapini, project manager “Lavoro di Squadra” per ActionAid. “Lavoro di Squadra” coinvolge le ragazze e le giovani donne in un percorso finalizzato alla loro attivazione supportandole nella definizione di un percorso personale con l’obiettivo di costruire insieme un progetto lavorativo o formativo, volto a valorizzarne e scoprirne talenti, competenze e desideri. Il modello si articola attraverso diverse strategie di intervento che vanno da laboratori partecipativi, ad attività creative, come il corso di fotografia. “Lavoro di Squadra” è realizzato da ActionAid a Milano, con il contributo di Z Zurich Foundation e in collaborazione con Afol Metropolitana, Istituto Italiano di Fotografia e LaFabbrica.
«Il nostro continuo sostegno all’iniziativa Lavoro di Squadra rappresenta un ulteriore consolidamento della nostra collaborazione con ACTIONAID, un partner prezioso che ci ha permesso negli anni di offrire un supporto concreto e mirato alle comunità e al territorio», commenta Oliviero Bernardi, Head of HR and Services, Zurich Italia. «A due anni dall’inizio della pandemia è tempo di bilanci: le nuove generazioni sono tra le più colpite dallo stato emergenziale e dai suoi risvolti economici, un impatto che si aggrava ancora di più se prendiamo in considerazione il solo genere femminile. Questo progetto vuole regalare alle giovani gli strumenti per riprendere controllo delle loro aspirazioni e della loro crescita, promuovendo quei valori di diversità e inclusione che Zurich sostiene da tempo e che, per fortuna, stanno diventando imprescindibili nel mondo del lavoro attuale».
Lavoro di Squadra, nato nel 2014 per prevenire e contrastare la povertà giovanile, negli anni è stato implementato in diverse città – fra cui Bari, Reggio Calabria e Torino – intercettando complessivamente oltre 650 ragazzi e ragazze. A Milano, il progetto viene realizzato dal 2015, prima nel quartiere Gratosoglio e dal 2018 al 2021 nel quartiere Comasina, grazie al contributo di Z Zurich Foundation. Negli ultimi tre anni sono stati coinvolti in totale 102 ragazzi e ragazze e oltre il 70% di loro al termine del percorso ha trovato lavoro, cominciato un tirocinio, iniziato un corso di formazione o istruzione. Grazie ad un percorso personale vengono valorizzate le competenze e i talenti dei ragazzi e delle ragazze, attraverso sessioni di empowerment, orientamento alla formazione e al lavoro, laboratori di alfabetizzazione digitale e un corso di fotografia, realizzato dall’Istituto Italiano di Fotografia che, tra le diverse attività, ha prodotto una fanzine dal titolo “Vedere Vedersi“: un viaggio all’interno della fotografia come specchio per riflettere sul mondo che ci circonda, ma anche sulla realtà che si dispiega dentro di noi.