A partire dagli ultimi anni la consapevolezza dell’impatto che le nostre azioni hanno sul pianeta sta aumentando. Recentemente, è stato scoperto che anche le abitudini più innocenti, come bere il caffè o il tè, possono essere dannose per l’ambiente e la biosfera. La caffeina, principio attivo contenuto in queste bevande, è infatti uno dei più diffusi inquinanti farmacologicamente attivi nelle acque di tutto il mondo.
La sua attività psicoattiva rende altamente preoccupante la sua presenza, sempre più massiccia, nell’ambiente. In particolare, negli ambienti acquatici può produrre un vasto numero di effetti nocivi: induce stress ossidativo, effetti neurotossici, modifica il metabolismo e le riserve energetiche, influisce sui meccanismi riproduttivi e sullo sviluppo, e può in alcuni casi risultare letale.
Nonostante i sistemi di depurazione delle acque reflue siano abbastanza efficienti nello smaltimento della caffeina – arrivano a eliminare una percentuale tra il 60 e il 100% – il volume di consumo globale di caffeina è così alto che anche le piccole quantità residue dopo i processi di depurazione contribuiscono in maniera sostanziale al suo accumulo nell’ambiente.
Come è possibile prevenire questa situazione? Un recente studio dimostra che un metodo sicuro per ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti legati alla produzione del caffè è quello di modificare geneticamente alcuni ceppi di batteri naturalmente in grado di crescere in ambienti ricchi di caffeina, e di denigrarla. «Quando li avremo caratterizzati con maggiore precisione, questi batteri potranno essere utilizzati come sensori per identificare l’inquinamento da caffeina», spiega Gabriel Subuyuj, un giovane ricercatore che lavora al progetto. «Potrebbero essere utilizzati in qualche modo come probiotici, che decaffeinizzano i rifiuti di caffè mentre se ne nutrono».
Inoltre, se cambiassimo i nostri comportamenti e le nostre abitudini, potremmo anche noi aiutare a ridurre l’afflusso di caffeina nell’ambiente. Una delle possibilità è quella di ridurre la quantità di caffè o di bevande energetiche alla caffeina che consumiamo quotidianamente. In alternativa, è possibile cambiare il metodo di smaltimento della polvere di caffè esausta: anziché farla finire nel rubinetto, da cui raggiunge fognature fino ad arrivare ai mari, laghi e fiumi, sarebbe meglio conferirla nella pattumiera o in un contenitore per il compostaggio. Un’ulteriore possibilità è quella di preparare solo la quantità di bevande alla caffeina che realmente pensiamo di consumare, perché tè e caffè in eccesso, svuotati nei lavandini, contribuiscono in maniera decisiva all’accumulo di caffeina nell’ambiente.