Today

Legge elettorale, tensione Renzi-Cuperlo, la minoranza si astiene

renzi
Scritto da vocealta

renziLa proposta di Matteo Renzi sulla legge elettorale alla direzione nazionale del Pd sancisce l’atto di nascita dell’Italicum, ma segna l’acuirsi dello scontro all’interno del partito. Il segretario – che definisce “storico” l’accordo raggiunto sulle riforme – non gradisce le critiche espresse da Gianni Cuperlo. «La riforma elettorale non risulta ancora convincente», attacca il presidente Pd perché «non garantisce la rappresentanza adeguata» né «il diritto dei cittadini di scegliere gli eletti» né una ragionevole governabilità. Il sindaco di Firenze incassa il colpo, difende la sua creatura dagli attacchi di incostituzionalità (“non si scherzi”), sottolinea l’importanza del confronto all’interno del partito («Spero che Gianni voti contro alla mia relazione e non si astenga per rispetto a quello che ha detto. Io voglio fare della direzione un luogo vero») e poi, sulle preferenze, si toglie più di un sassolino dalla scarpa.

«Questo tema – attacca – l’avrei voluto sentire quando vi siete candidati senza passare dalle primarie la scorsa volta. Questa critica è accettabile da chi, come Fassina ha preso 12mila preferenze», ma non da chi «anche tra i renziani non ha fatto le primarie, non lo accetto». La frecciatina a Cuperlo è evidente. Il presidente Pd, irritato, lascia il tavolo della presidenza e si accomoda tra i delegati. «Mi dispiace che Cuperlo vada via – sottolinea Renzi – gli avevo detto che avrebbe potuto replicare”. Alla fine la minoranza Pd decide di astenersi e l’Italicum nasce senza nessun voto contrario. Il botta e risposta tra segretario e presidente, però, non passa inosservato. Sul fronte renziano la senatrice Rosa Maria Di Giogi, chiede che Cuperlo lasci la presidenza del Pd.

«Il livore e l’astio che hanno caratterizzato il suo intervento contro il segretario Matteo Renzi – spiega – rendono evidente che non è in grado di garantire la terzietà richiesta da un ruolo di garanzia, come quello che ricopre». Alle sue parole risponde Pina Picierno, che spiega: «Con tutto il rispetto per la collega Di Giorgi non mi riconosco, e con me la segreteria, nella sua posizione. Il confronto in direzione è stato aspro come si conviene in un partito che discute a viso aperto. Sono sicura che la richiesta di dimissioni avanzata dalla collega sia una sua posizione personale che non condivido». E se Pippo Civati tira le orecchie al segretario («Renzi è forte, è il segretario, viene dalle primarie, non ha bisogno di fare il prepotente»), il responsabile Scuola della segretria Davide Faraone spera che lo strappo tra i due leader «possa essere recuperato strada facendo». La minoranza, intanto, in tarda serata, si riunisce per valutare il da farsi. Le voci di possibili dimissioni del presidente Pd si rincorrono, ma alla fine nessun passo indietro viene deciso a caldo.

Riguardo l'autore

vocealta