In un primo incontro interlocutorio con il Governo i presidenti delle Regioni hanno rilanciato la richiesta di “premiare” chi si è sottoposto al ciclo vaccinale, spingendo verso il via libera del provvedimento che prevede restrizioni per i non vaccinati.
Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli, e compagni, praticamente all’unanimità, chiedono di creare un super Green pass che consenta a chi è immunizzato o guarito di continuare a svolgere le attività quotidiane e quelle ludiche, anche se i contagi continuano a salire e i numeri delle terapie intensive peggiorano, escludendo invece chi ha fatto una scelta diversa, mantenendo attiva l’opzione tampone per continuare a lavorare. L’ipotesi si estende anche per la zona bianca.
A fronte di una forte ripresa dei contagi, il Governo si pone l’obiettivo di rafforzare la campagna vaccinale e garantire sicurezza agli operatori economici, evitando nuove chiusure. Il prossimo consiglio dei ministri è previsto per giovedì 25 novembre. Si valuterà se e con quali modalità attuare il provvedimento. Una prima certezza arriva sulla terza dose che «sarà possibile farla a cinque mesi dal completamento del primo ciclo», ha annunciato su Twitter il ministro Speranza.
Tra i governatori, però, c’è chi chiede di attivare il super Green pass solo nelle regioni in arancione o rosso, e chi, come Roberto Occhiuto, governatore della Calabria, propone di anticiparlo già da subito, indipendentemente dai colori. L’intervento è necessario e urgente, l’attuale risalita dei contagi, infatti, potrebbe condizionare il Natale ormai alle porte, ma anche la stagione del turismo invernale.
Al momento, sembra prevalere l’ipotesi di mettere in atto un super Green pass nel caso in cui una regione passi in arancione, zona che prevede l’obbligo di chiusure e limitazioni. In tal caso i vaccinati avrebbero accesso a corsie preferenziali che consentirebbero loro di continuare a frequentare i luoghi di socializzazione, come teatri, cinema o ristoranti, contrariamente ai no vax. «Per chi decide di non vaccinarsi – ha detto il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa – è giusto garantire il diritto al lavoro e i diritti primari, ma se una persona non si vaccina è giusto che abbia qualche restrizione in più».
Massimiliano Fedriga, è preoccupato per le esigenze del mondo economico che non sopporterebbe ulteriori chiusure, Attilio Fontana, presidente della Lombardia, invita a «non far passare troppo tempo, perché bisogna precedere e non inseguire il virus», Giovanni Toti, governatore della Liguria, ribadisce che «bisogna creare una distinzione» tra i vaccinati, che occupano solo un decimo dei posti nelle terapie intensive, e i no-vax.
In settimana, invece, Palazzo Chigi procederà con una decisione sull’obbligo della terza dose per i sanitari, come ha confermato oggi Andrea Costa, sottosegretario alla Salute. «Credo sarà la scelta definitiva, di prevedere l’obbligo di terza dose per tutti i cittadini per cui è previsto attualmente l’obbligo vaccinale – ha detto -. Credo questo sia conseguenza logica e di buon senso».
Rimane in sospeso la possibilità di estendere l’obbligo vaccinale anche per altre categorie, come quella dei docenti, delle forze di polizia e di tutto il personale front office, cioè a diretto contatto con il pubblico.
Intanto, dopo alcune settimane di rallentamenti, le consegne dei vaccini anti-Covid all’Italia hanno superato quota 101 milioni.