Il Comitato etico dell’Azienda sanitaria delle Marche, dopo un lungo iter, ha deciso che Mario (nome di fantasia) risponde ai criteri stabiliti dalla Corte Costituzionale per accedere al suicidio medicalmente assistito. «Il Comitato ritiene che la storia del soggetto e le sue dichiarazioni siano coerenti con la manifestazione di una sofferenza sia fisica, sia psicologica che soggettivamente può considerare intollerabile», si legge nel testo.
«Sono stanco e voglio essere libero di scegliere il mio fine di vita. Nessuno può dirmi che non sto troppo male per continuare a vivere in queste condizioni, e condannarmi a una vita di torture. Si mettano da parte ideologie, ipocrisia, indifferenza, ognuno si prenda le proprie responsabilità perché si sta giocando sul dolore dei malati», ha commentato Mario dopo aver letto il parere del Comitato etico.
Mario è un paziente marchigiano, tetraplegico a causa un incidente stradale, immobilizzato da 10 anni. Da oltre un anno ha chiesto all’azienda ospedaliera locale che fossero verificate le sue condizioni di salute per mettere fine alle sue sofferenze. Ad oggi, è il primo malato in Italia a ottenere il via libera per procedere al suicidio assistito, dopo la sentenza “Cappato-Dj Fabo” emessa dalla Corte Costituzionale.
«Un calvario dovuto allo scaricabarile istituzionale. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha a tutti gli effetti legalizzato il suicidio assistito, nessun malato ha finora potuto beneficiarne, in quanto il Servizio Sanitario Nazionale si nasconde dietro l’assenza di una legge che definisca le procedure», afferma Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. «Mario sta comunque andando avanti grazie ai tribunali, rendendo così evidente lo scaricabarile in atto. Dopo aver smosso l’Azienda Sanitaria locale che si rifiutava di avviare l’iter, ora è stata la volta del Comitato Etico. Manca ora la definizione del processo di somministrazione del farmaco eutanasico». Un percorso tortuoso, continua Cappato, «dovuto alla paralisi del Parlamento, che ancora dopo tre anni dalla richiesta della Corte costituzionale non riesce a votare nemmeno una legge che definisca le procedure di applicazione della sentenza della Corte stessa. Il risultato di questo scaricabarile istituzionale -rileva – è che persone come Mario sono costrette a sostenere persino un calvario giudiziario, in aggiunta a quello fisico e psicologico dovuto dalla propria condizione».
«Il comitato etico ha esaminato la relazione dei medici che nelle scorse settimane hanno attestato la presenza delle quattro condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale nella sentenza “Capato-Dj Fabo”», ha spiegato Filomena Gallo, co difensore di Mario, e segretario dell’Associazione Luca Coscioni. Le condizioni di Mario, infatti, rispettano i criteri della sentenza della Corte Costituzionale: è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale; è affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili; è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; e non ha intenzione di avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda.
Nonostante il peso del tempo e gli ostacoli che Mario ha dovuto superare prima che venisse accettata la sua richiesta, l’iter da percorrere non è ancora concluso. «Su indicazione di Mario – ha spiegato Filomena Gallo – procederemo alla risposta all’Asur Marche e al comitato etico, per la parte che riguarda le modalità di attuazione della scelta di Mario, affinché la sentenza Costituzionale e la decisione del Tribunale di Ancona siano rispettate. Forniremo, in collaborazione con un esperto, il dettaglio delle modalità di autosomministrazione del farmaco idoneo per Mario, in base alle sue condizioni. La sentenza della Corte costituzionale pone in capo alla struttura pubblica del servizio sanitario nazionale il solo compito di verifica di tali modalità previo parere del comitato etico territorialmente competente».