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La giustizia italiana tanto diversa dalla americana e dalla francese

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Scritto da vocealta

dominique-strauss-kahnA bocce ferme possiamo ragionare dello scandalo mediatico giudiziario che ha travolto l’ex direttore del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss Kahn. La giustizia americana ha impiegato poco meno di due mesi per mettere in discussione l’attendibilità dell’accusatrice ed è bastato questo dubbio per fare uscire l’esponente politico francese dalla condizione di fermo domiciliare, per restituirgli la cauzione e persino per far prevedere a più di un esperto giuridico statunitense che il processo potrebbe non avere luogo. Sono questi i tempi della nostra giustizia? Purtroppo no, essa si misura in anni. Eppure, nonostante l’ennesimo esempio offerto dal caso DSK, buona parte del mondo politico e dell’opinione pubblica non mostrano perplessità circa la necessità di riforma del nostro sistema giudiziario che – spiace constatarlo –in spregio alla nobile tradizione liberale e garantista italiana fin dai tempi di Cesare Beccaria, si nutre di una pericolosa e devastante presunzione di colpevolezza. La Francia ha assistito con sconcerto all’asprezza del sistema giudiziario americano, che ha portato a tradurre in carcere l’incensurato direttore dell’Fmi. Ma almeno negli Usa bastanodue mesi per giungere ad una svolta nelle indagini. A Parigi o a Bordeaux, d’altra parte, sarebbe impensabile leggere intere paginate di intercettazioni telefoniche, di stralci di atti giudiziari pubblicati sui quotidiani, per non parlare del fatto che sarebbe impossibile riprendere con le telecamere l’udienza di un processo e ciò, anzitutto e soprattutto, a garanzia dell’imputato innocente fino all’ultimo grado di giudizio.Il vero problema italiano, invece, è l’esecuzione di processi sommari in tv e sui giornali, che non rispettano gli accusati e che inseguono esclusivamente lo scandalo annientando la dignità delle persone coinvolte secondo una strategia del fango che, dal lontano caso Montesi in poi, è peggiorata di anno giungendo alla totale degenerazione odierna.Una classe dirigente adeguata, un’opinione pubblica matura e civile, può interrogarsi per altro verso sulle motivazioni pubblicamente rese dal Brasile circa la negata estradizione del pluriomicida Cesare Battisti, che mettono in mora, senza mezzi termini, la giustizia italiana? Sono interrogativi destinati a pesare sul nostro Paese, finché nel mondo politico e nella società non prevarrà definitivamente l’intenzione di risolvere, con equilibrio ma efficacemente, le storture di un sistema giudiziario denunciate da tempo dagli stessi magistrati.

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