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Italia-Cina, Corrado Clini ribalta le accuse

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Scritto da Super User

clini okCorrado Clini non ci sta e rivendica tutti i meriti della cooperazione ambientale tra Italia e Cina. Scrive l’ex ministro dell’ambiente sul suo blog: La settimana scorsa alcuni quotidiani hanno pubblicati articoli che parlano del “malaffare della cooperazione ambientale fra Roma e Pechino” che sarebbe stato messo in evidenza dalla Corte dei Conti sulla base di rapporti e testimonianze di funzionari del Ministero dell’Ambiente. “Un tradimento”, dice Clini contro quanto fatto dall’Italia in questi anni.

Clini è tornato recentemente in Cina (ci va abitualmente anche perché è visiting professor presso la Tshingua University di Pechino) dove ha “avuto conferma che il governo cinese continua ad indicare ai paesi europei la cooperazione ambientale con l’Italia come modello di riferimento, come peraltro ricordato recentemente al Ministro Galletti dal Ministro cinese”.

Spiega ancora l’ex ministro: “La cooperazione ambientale con la Cina è stata sostenuta in 14 anni, sulla base di accordi bilaterali sottoscritti nell’ambito delle leggi italiane di ratifica del Protocollo di Montreal e del Protocollo di Kyoto, con 185 milioni di euro per il cofinanziamento di 200 progetti ai quali hanno contribuito con altri 165 milioni di euro la Banca mondiale, la Commissione Europea, la Global Environment Facility, i Ministeri cinesi. Ovvero il finanziamento italiano è stato quasi raddoppiato con il contributo di istituzioni internazionali e cinesi. Senza contare che gli effetti indiretti del nostro lavoro hanno generato un volume di affari per le imprese italiane di almeno altri 900 milioni di euro”.

Clini sta aspettando di conoscere i rapporti e le testimonianze dei funzionari del Ministero ma anche riscontri documentali sulla base dei quali la Corte dei Conti ha concluso che sono stati “buttati al vento” i soldi pubblici dell’Italia. I conti non tornano, visto che “lo stesso rapporto della Corte mette in evidenza puntualmente i risultati positivi del nostro lavoro in Cina e con la Cina”.

L’ex ministro non si capacita: “Mi chiedo, come già fece il Financial Times nell’agosto scorso, chi finalmente ci dirà le motivazioni per le quali l’ex ambasciatore italiano e, a quanto pare alcuni funzionari del Ministero, abbiano scelto di costruire false informazioni per denigrare il lavoro dell’Italia in Cina?”.

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