Prenderà il via mercoledì mattina, presso l’aula bunker del carcere di Rebibbia il processo alla famiglia Spada di Ostia. Il capo d’imputazione è di associazione a delinquere di stampo mafioso, per ventisette imputati che andranno a giudizio immediato. Gli altri 5 arrestati all’alba lo scorso 25 gennaio subiranno invece un procedimento ordinario.
Alla sbarra ci sarà il boss Carmine, detto Romoletto, con il cugino Armando, e il fratello Roberto, quest’ultimo tristemente famoso per il gesto di violenza che perpetrò ai danni del giornalista di Nemo, Daniele Piervincenzi. Il procedimento è lo sbocco giudiziario dell’operazione “Eclissi”, condotta dalla polizia e dei carabinieri contro il racket dei clan ostiensi. Il tribunale competente è quello della terza Corte d’assise, mentre la pubblica accusa sarà formata dai pm Mario Palazzi e Ilaria Calò. Il materiale probatorio è sconfinato e contiene diverse incercettazioni telefoniche e ambientali, oltre alle dichiarazioni di cinque collaboratori di giustizia.
Secondo quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Simonetta D’Alessandro, «il progetto criminale era finalizzato a rimarcare con metodi tipicamente mafiosi un vero e proprio controllo del territorio». A processo dunque andrà Carmine Spada, che secondo gli inquirenti è «capo, promotore e vertice dell’organizzazione».
Oltre all’imputazione per associazione a delinquere di stampo mafioso, i pm ipotizzano molti altri reati: omicidio, estorsione, usura, detenzione, porto di armi e di esplosivi, incendio e danneggiamento aggravati, traffico di stupefacenti e attribuzione fittizia di beni. Perno delle tesi dell’accusa sarà l’agguato che secondo i magistrati portò il clan Spada al comando, in cui morirono Giovanni Galleoni e Francesco Antonini, uccisi sette anni fa in un bar della zona.