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Cronache ungheresi 6/ Viktor Orban si ribella ai ricatti di Ue e Fmi

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Scritto da vocealta

viktor_orbanPer l’Ungheria l’imposizione di condizioni politiche da parte della Ue e del Fondo Monetario Internazionale per dare il via libera agli aiuti economici è «un atto ricattatorio». Lo ha detto il premier ungherese Viktor Orban, in una intervista alla Mr1-Kossuth, ripresa da Bloomberg. Il premier ungherese ha aggiunto che Budapest è pronta a rivolgersi alla Corte Europea di Giustizia se la controversia non sarà risolta. Orban ha accusato l’Unione europea di voler condizionare la concessione di un prestito del Fondo monetario internazionale (Fmi) a riforme politiche in Ungheria, in particolare in materia di indipendenza della giustizia, parlando di «ricatto inaccettabile». «Porre condizioni politiche, riguardo ad esempio al sistema giudiziario, sarebbe un autentico ricatto, cosa questa inaccettabile nell’Unione europea», ha detto Orban alla radio.

Budapest, in forti difficoltà economiche e finanziarie, da mesi vorrebbe aprire con l’Fmi un negoziato per l’ottenimento di un prestito, ma il Fono monetario, in piena sintonia con la Ue, finora si è rifiutato di avviare la trattativa. Fra le precondizioni figurano garanzie per l’indipendenza della Banca centrale e del sistema giudiziario, in serio pericolo in Ungheria secondo la Ue e il Consiglio d’Europa. Ieri un portavoce della Ue aveva detto a Bruxelles che al momento non esistono le condizioni necessarie per l’inizio del negoziato, dal momento che «in Ungheria non viene garantito l’ambiente giuridico indispensabile per gli investitori stranieri».

«Il Fondo monetario chiede l’osservanza di condizioni finanziarie, mentre l’Unione europea sembra voler sposare l’idea di porre condizioni politiche», ha sottolineato il premier magiaro. Insomma, una doppio genere di imposizioni cui Budapest, comprensibilmente, non intende piegarsi.

Bruxelles non è certo nuova a pressioni nei confronti del governo ungherese, basti pensare alla decisione clamorosa e senza precedenti di congelare i fondi di coesione europei destinati all’Ungheria. Sull’argomento, dalle colonne della rivista Caravella.eu si era espresso in proposito l’economista italiano Gustavo Piga: «Ho notato con un certo ritardo il comunicato da parte dell’ECOFIN, ministri dell’Economia e delle finanze dell’UE a 27, che hanno deciso di dare «ulteriore incentivo» (così il titolo) all’Ungheria: “L’Ecofin Ue ha adottato una nuova raccomandazione che chiede all’Ungheria di effettuare misure di risanamento entro i prossimi sei mesi per portare il proprio disavanzo pubblico al di sotto del 3 per cento del PIL nel 2012 e ha deciso di sospendere gli impegni del Fondo di coesione per l’Ungheria a partire dal 1° gennaio 2013. I ministri delle finanze riesamineranno il caso ancora una volta nella loro riunione del 22 giugno e se il Consiglio deciderà in tale riunione che l’Ungheria ha preso le necessarie misure correttive sarà revocata la sospensione senza indugio. La sospensione non si applica ai fondi concessi per i progetti già in corso – solo per i progetti che devono ancora essere effettuati”. Sono consapevole – ha aggiunto il professor Piga – che l’Ungheria è attualmente considerata la pecora nera dell’Unione europea. Posso quindi anche capire (ma solo in parte) tale trattamento duro rispetto ad un paese che, comunque, sia chiaro, non sarebbe mai stato adottato nei confronti di altri paesi che avessero presentato un rapporto deficit PIL simile. Ma capisco solo un po’. Mi irrita che l’Europa motivi la cancellazione di fondi importanti che vanno presumibilmente alla popolazione e alle industrie ungheresi con il mancato raggiungimento di un obiettivo contabile che non ha alcun senso economico, ha senso ancora minore in una recessione, e per il quale nessun altro paese è stato punito prima (e non sarà in futuro). Come si può spiegare questo – conclude il professore – ai cittadini ungheresi?». È la stessa domanda che ci poniamo noi, sempre più increduli di questa Europa matrigna.

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