Nel testo del decreto Riaperture, approvato in Consiglio dei ministri il 24 marzo scorso e pubblicato successivamente sulla Gazzetta ufficiale, «c’è un grave vuoto. Manca infatti la proroga dello smart working per i lavoratori fragili». Lo affermano i capigruppo del Movimento cinque stelle nelle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera, Vittoria Baldino e Niccolò Invidia, in un post pubblicato sulla pagina movimento5stelle.eu.
«Inizialmente annunciata dal governo, questa misura, introdotta durante il Conte II e successivamente prolungata, risulta assente nella versione finale del provvedimento per – dicono alcuni organi di stampa – ‘mancanza della copertura finanziaria’», proseguono. «Proprio così. Da oggi, venerdì primo aprile, questi lavoratori (70 mila circa fra pubblico e privato), affetti da patologie pregresse che aumentano la loro vulnerabilità, dovranno quindi tornare in ufficio con tutti i rischi conseguenti. Una decisione che, visto il numero quotidiano dei contagi – sottolineano -, ci lascia interdetti».
«Negli ultimi giorni – dicono ancora – abbiamo letto numerosi messaggi e richieste di intervento rivolte all’Esecutivo fatte dagli interessati per risolvere questa situazione. Tutte, purtroppo, cadute nel vuoto». «Il Movimento cinque Stelle si è impegnato da subito per rimediare all’errore. Visti i tempi strettissimi, abbiamo ripetutamente chiesto al governo di intervenire con un provvedimento urgente e presentato un’interrogazione al ministero del Lavoro a cui però non abbiamo ricevuto risposta. Questo silenzio – sottolineano – ha dell’incredibile. Presenteremo dunque un emendamento durante il passaggio parlamentare del decreto e ci batteremo con tutte le nostre forze per la sua approvazione. Parliamo infatti di una misura che avrebbe un costo contenuto ma che – evidenziano – darebbe benefici enormi. Per chi, come noi, è da sempre schierato dalla parte dei più deboli resta un’amarezza di fondo: per giorni abbiamo sentito l’Esecutivo parlare di aumento delle spese militari per miliardi di euro e poi non si riescono – o non si vogliono… – reperire risorse per aiutare questi lavoratori. La salvaguardia della loro salute è un obbligo che non può venir meno alla scadenza dello stato di emergenza», concludono.