L'ultima parola sulla crisi la darà Rousseau, la piattaforma telematica sulla quale la base del Movimento 5 stelle vota sui quesiti posti dal gruppo dirigente. Luigi Di Maio lo ha ribadito ai ministri e sottosegretari del Movimento riuniti a Palazzo Chigi. Il voto della base è «determinante» per il capo politico M5s: niente di strano – commentano fonti parlamentari a lui vicine – chi conosce il Movimento non se ne stupisce. Eppure non sono pochi i segnali, provenienti per lo più dagli eletti, per non forzare la mano al Quirinale: se voto doveva essere, doveva arrivare prima di prendere impegni con Sergio Mattarella.
E' di questo avviso, ad esempio, la deputata Lucia Azzolina che sulla sua pagina Facebook ha fatto un appello alla «maturità». Ma soprattutto è Beppe Grillo a prendere posizione a favore della nascita del Conte bis, descrivendo una parte di sé «incazzata e ancora stupefatta» per «l'incapacità» di Di Maio «a cogliere il bello intrinseco a poter cambiare le cose». «Con i punti che raddoppiano come alla Standa», affonda. Ad ogni modo, «sei d'accordo che il Movimento 5 Stelle faccia partire un governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte? », recita il quesito. «Un quesito chiaro, che non si presta ad equivoci», commentano fonti parlamentari pentastellate.
E nonostante questo l'ex ideologo del Movimento, oggi vicino a posizioni sovraniste, Paolo Becchi su Twitter afferma di aver appreso «da fonti accreditate» che lo stesso Grillo sarebbe pronto a chiedere una modifica del quesito, per togliere ogni riferimento al Pd. Dal capo politico M5s non arriva replica, da ore, e nemmeno l'apertura del Partito Democratico rispetto al nodo premier è riuscita a sortire effetto. Dario Franceschini, in coordinamento con Nicola Zingaretti, ha sacrificato la sua candidatura al ruolo di vice di Conte per sbloccare lo stallo e far decollare il governo. I dem aspettavano una risposta da Di Maio che non è mai arrivata. Sono arrivate invece le parole di Carlo Sibilia, dell'inner circle del capo politico M5s, che ritiene «giusto che Di Maio abbia un ruolo centrale nel governo». Ruolo al quale ha rinunciato invece Nicola Zingaretti che ha convocato una cabina di regia al Nazareno per fare il punto della situazione. I capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci, a riunione finita, fanno sapere di essere in attesa della convocazione di Conte. Che arriva per le ore 17.
I capigruppo dem saranno ricevuti a Palazzo Chigi con gli omologhi M5s per continuare il lavoro portato avanti fino a venerdì e in attesa che il presidente del Consiglio presenti loro il documento di sintesi e si rechi quindi al Quirinale. Un timing che, a questo punto, si sovrappone a quello del voto su Rousseau – domani, dalle 9 alle 18 – con la speranza dei protagonisti che quest'ultimo «non impatti sulle regole costituzionali», come sottolineato dal dem Andrea Orlando solo pochi giorni fa. Ancora non convocata la direzione Pd, che, al momento, non sarebbe in programma.