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Venezia 76, il riscatto culturale nel ‘Martin Eden’ di Pietro Marcello con Marinelli

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Oggi alla La 76° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia ha presentato 'The King', ispirato all'Enrico V di William Shakespeare. La pellicola è diretta da David Michôd e fanno parte del cast Timothée Chalamet, Joel Edgerton, Robert Pattinson, Ben Mendelsohn, Sean Harris e Lily-Rose Depp.

Intanto il volto di 'Tutti insieme appassionatamente' e 'Mary Poppins', Julie Andrews, ha ricevuto oggi dal presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta il Leone d'oro alla Carriera della 76esima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. L'attrice, accolta da un lungo applauso e da una standing ovation durata una decina di minuti, ha detto di meravigliarsi ancora oggi della sua carriera. "Sono stata una ragazza fortunata che ha potuto recitare ruoli bellissimi", ha spiegato. Il Festival di Venezia, ha poi aggiunto, "e' oggi il primo festival del mondo e guardando alla selezione di quest'anno mi rendo conto ancora una volta di che grande potere di unire abbia il cinema".

Per quanto riguarda il cinema del nostro Paese, il regista Pietro Marcello, nel suo 'Martin Eden', uno dei tre film italiani in concorso insieme a 'La mafia non è più quella di una volta' di Maresco e 'Il sindaco del rione Sanità' di Martone, il romanzo di Jack London viene riletto in chiave contemporanea in una «liberissima trasposizione» ambientata a Napoli invece che in California. Un viaggio che non è solo personale, ma attraversa il Novecento, le grandi ideologie del secolo breve e le sue distorsioni. Dopo aver salvato da un pestaggio Arturo, giovane rampollo della borghesia industriale, il marinaio Martin Eden, interpretato da un sempre bravissimo Luca Marinelli, viene ricevuto nella casa della famiglia del ragazzo. Qui conosce Elena, la bella sorella di Arturo, di cui si innamora al primo sguardo. La giovane donna, colta e raffinata, diventa non solo un’ossessione amorosa, ma il simbolo dello status sociale a cui Martin aspira a elevarsi. A costo di enormi fatiche e affrontando le barriere della propria umile origine, Martin insegue il sogno di diventare scrittore e si avvicina ai circoli socialisti, entrando per questo in conflitto con Elena e il suo mondo borghese. «Martin Eden è un archetipo, un ragazzo che viene colpito dalla fascinazione della cultura e attraverso quella vuole riscattarsi, prova ad arrampicarsi sulla montagna e in cima e durante il percorso trova però molte delusioni», spiega Marinelli, che per il film ha dovuto fare un lungo lavoro sul corpo e sul dialetto, il napoletano, «che è una lingua a tutti gli effetti». «Ero a casa, mi arriva una telefonata e mi dicono che Pietro Marcello vuole incontrarmi. Dopo il suo film 'Bella e perduta' ricordo le mie lacrime e che pensavo 'fai che mi chiami questo regista, fai che mi chiami'», racconta l'attore romano, «lavorare con Pietro è stato un dialogo tra anime». Nel film ci sono molti materiali di archivio, cifra stilistica di Marcello e delle sue esperienze da documentarista, «perché c'è bisogno dei grandi archivi per raccontare la storia: l'intento è anche quello, raccontare il 900», spiega il regista campano. «La società dell'edonismo e del narcisismo si può cambiare solo attraverso la cultura, con questo film abbiamo cercato di insegnare qualcosa». Quanto alla corsa per il palmarès, «essere qui è essere nella fossa dei leoni, un'epifania, come aver fatto bene i compiti, poi, il concorso è una roulette».

 

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