Politica

Care femministe, lottate per le donne islamiche

Dove è finito in questi giorni quel milione di persone che il 13 febbraio ha invaso le nostre piazze per chiedere «a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore del comune sesso e di non assistere passivamente allo scempio della loro, della nostra dignità»? Dove è finita la loro voce nelle due settimane in cui la giovane pachistana di Brescia, Jamila, (chiaramente un nome di fantasia) è stata costretta in casa per due settimane dalla famiglia? Dove finisce sistematicamente la loro protesta quando si parla di donne e Islam, di infibulazione e mutilazione genitale? La storia di Jamila, denunciata in una lettera aperta alla stampa da un professore dell’Istituto scolastico di Brescia, è una delle tante storie di giovani donne musulmane che vivono in Occidente che non è finita in tragedia come quella di Hina Saleem, sgozzata sempre nella stessa zona cinque anni fa, solamente perché Jamila sostiene (almeno davanti ai giornalisti) «che sia giusto vivere da pachistani e che andare o no alle feste di compleanno dei compagni per lei sia uguale». Sembra chiaro però che la ragazza abbia fatto due passi indietro per «non fare la stessa fine di Hina» come sembra avesse confessato, qualche giorno prima di smettere di andare a scuola, ad una sua amica. C’è una parte del mondo dove le donne devono ancora protestare per il diritto a lavorare, per non essere costrette a sposarsi e per non essere stuprate in quel matrimonio, dove non potrebbero – nemmeno volendolo – scegliere che tipo di vita condurre, se diventare famose studiando oppure avendo una relazione con un uomo potente, piuttosto che usando il proprio corpo! Quando siamo bambini ci viene insegnato (teoricamente!) che bisogna sempre tendere al meglio quanto ad impegno e determinazione, quindi ben venga l’esempio dei Paesi del Nord su sostegno alla maternità e occupazione femminile, ma questo non significa non voltarsi indietro a guardare cosa è davvero lo sfruttamento del corpo femminile e la condizione di subalternità. Una condizione che è tutt’ora, ahinoi, una realtà nei paesi islamici e che invece è stata superata dalle conquiste che europee e americane hanno ottenuto diversi anni fa.

 

 

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